vanity, 7 giugno 2004
Bush in Europa
• La settimana scorsa Bush è venuto in Europa, con la scusa dei sessant’anni dallo sbarco in Normandia, in realtà per ricucire lo strappo di un anno fa con quella parte di europei che non condivisero l’attacco all’Iraq. Prima tappa a Roma da Berlusconi, poi visita al papa, infine volo a Parigi da Chirac. Città blindate, servizi di sicurezza imponenti, manifestazioni con slogan anche odiosi (un gruppetto ha inneggiato alla strage di Nassiriya), ma nessun incidente. Lo scopo diplomatico del viaggio sembra raggiunto: francesi e tedeschi hanno negato ogni sentimento antiamericano e giudicato positiva – anche se migliorabile – la risoluzione dell’Onu che, prima del 30 giugno, dovrebbe mettere l’Iraq sotto controllo formale internazionale e non più statunitense. Il papa ha approvato. Prima di arrivare Bush ha detto che il dissenso è giusto, è il sale della democrazia e lui lo capisce. Da Parigi si è poi spostato a Caen, per le celebrazioni del D-Day, a cui ha partecipato per la prima volta anche il cancelliere tedesco, Schröder. Poco prima di partire per Roma, Bush ha accettato le dimissioni di George Tenet, il capo della Cia, accusato di tutti i fallimenti dell’intelligence americana prima e dopo l’11 settembre. Era stato Tenet a fornire alla Casa Bianca il dossier sulle armi di Saddam, poi mai trovate, che servirono da pretesto all’attacco. I commentatori dicono che il capo della Cia è servito esclusivamente come capro espiatorio in un momento in cui il presidente è in calo nei sondaggi. Quando poi Bush era con Chirac, è arrivata la notizia della morte di Reagan, ucciso a 94 anni da un Alzheimer che durava dal 1994. Gli americani hanno messo ovunque le bandiere a mezz’asta. [Giorgio Dell’Arti]