vanity, 28 giugno 2004
I ballottaggi italiani
• I ballottaggi hanno dato i seguenti risultati: il centrosinistra, che prima del voto amministrava 63 fra Comuni e Province, ne amministra adesso 74; il centrodestra, che ne aveva 30, ne ha ora 19. Tra i risultati più significativi: la provincia di Milano, dove il diessino Penati ha battuto Ombretta Colli; il comune di Firenze, dove è stato confermato sindaco il diessino Domenici; la provincia di Bergamo, dove il forzista Bettoni ha rifiutato l’appoggio della Lega e ha vinto (il comune è andato invece all’ulivista Renato Bruni). Curioso il dato della provincia di Biella: l’ulivista Scaramal ha battuto Scanzio per quaranta voti. Berlusconi, che domenica sera stava in Turchia, è stato stuzzicato soprattutto su Milano. Ha risposto con una specie di alzata di spalle: la provincia di Milano non è così importante, abbiamo un mandato di cinque anni e lo porteremo a termine. I suoi alleati di An e Udc, però, non la pensano allo stesso modo e dicono: Milano è il segnale che la maggioranza ha problemi e che, continuando in questo modo, non si va da nessuna parte. Accusano la Lega: se al primo turno la Lega non avesse voluto fare corsa a sé, il risultato del ballottaggio non sarebbe stato questo. Matematicamente hanno torto, perché al primo turno i voti della Colli e quelli del candidato leghista facevano il 46 per cento. Però, politicamente, chi sa? I leghisti rispondono che An e Udc hanno boicottato i ballottaggi proprio per far perdere la Colli e poter fare, dopo, discorsi come questo. L’insieme mostra senz’altro una maggioranza spaccata in due: di qua An e Udc e di là Forza Italia e leghisti. Poiché Fini e Berlusconi hanno già litigato la settimana scorsa e poiché la frase “allora usciamo dal governo” è già stata pronunciata da Fini, si capisce che la cosiddetta verifica interna alla maggioranza si presenta carica di prospettive allarmanti. C’è la faccenda delle tasse, che Berlusconi vuole tagliare in un certo modo e Fini in un altro. C’è il problema delle poltrone di ministro o di sottosegretario che potrebbero essere ottenute spacchettando competenze che adesso sono di un solo ministero e ridistribuendole tra gli alleati. C’è il problema di Tremonti, che An e Udc vogliono a tutti i costi ridimensionare. Cadrà il governo? Rinascerà la Democrazia cristiana? Ci limitiamo a questo proposito a registrare la seguente dichiarazione di Bruno Tabacci (Udc), stampata dai giornali di lunedì mattina: “Personalmente sono orgoglioso del mio passato di democristiano. E, mi auguro, anche del mio futuro di democratico cristiano”. [Giorgio Dell’Arti]