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 2005  marzo 07 Lunedì calendario

La liberazione di Giuliana Sgrena

• Ecco quello che si è capito fino ad oggi sulla liberazione di Giuliana Sgrena, giornalista del Manifesto, sequestrata in Iraq lo scorso 4 febbraio, e sulla morte di Nicola Calipari, 51 anni, agente del Sismi e suo liberatore.

• Venerdì mattina, ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi, Calipari e il suo vice (il maggiore soprannominato “Corsaro”, dei carabinieri) concludono la trattativa con i rapitori della Sgrena. Sarà pagato un riscatto forse di 6-8 milioni di euro (Fiorenza Sarzanini sul “Corriere della Sera”) o forse di un milione di dollari (il deputato cristiano iracheno Yonadam Kanna). Il gruppo che ha adesso l’ostaggio è lo stesso che l’ha rapito: non ci sono stati commerci tra bande. A mezzogiorno i due agenti italiani prendono il volo per Baghdad.

• Giunti a Baghdad, Calipari e Corsaro vanno alla sede del comando americano, spiegano che cosa devono fare, ottengono il permesso di girare armati e i relativi badge. Affittano poi una berlina grigia con targa irachena e vanno ad aspettare i rapitori in un vicolo della città. I rapitori arrivano in macchina alle 18.20, raccomandano di “stare attenti agli americani”, consegnano la giornalista e se ne vanno. Calipari, Corsaro e la Sgrena, sempre a bordo della berlina grigia, si dirigono verso l’aeroporto: guida Corsaro, Calipari e la Sgrena stanno seduti dietro. Corsaro riferirà poi che andavano a 40-50 all’ora, cioè piano. E’ buio, piove. A 700 metri dall’aeroporto, dopo una curva, s’accende all’improvviso un faro, che inquadra l’automobile. Nello stesso tempo parte una scarica di colpi che dura una decina di secondi (sono molti). Calipari protegge la Sgrena col suo corpo, viene colpito alla testa, muore. La Sgrena e Corsaro sono feriti. Riescono tuttavia a persuadere i militari che hanno sparato, e che adesso si sono avvicinati all’automobile e puntano un’arma alla tempia di Corsaro, che non sono nemici, ma anzi italiani appena scampati a un sequestro. Mostrano i documenti, si fanno identificare, alla fine vengono portati in ospedale per essere medicati.

• A Roma la Sgrena è ricoverata all’ospedale militare Celio, dove incontra Rosellina Calipari, la moglie del povero agente segreto italiano. Lacrime e abbracci. Ciampi dichiara che Calipari è un eroe e riceverà la medaglia d’oro. Berlusconi convoca l’ambasciatore americano Mel Sembler e gli dice che “esige” scuse pubbliche, inchiesta severa e condanna dei responsabili. Si viene a sapere che il presidente del Consiglio è stato molto duro e questo suscita un elogio generale, persino dai comunisti di “Liberazione”. Resta il problema che Bush è un alleato, le truppe italiane stanno in Iraq, e il caso è diventato politico. La questione di fondo è: perché gli americani hanno trasformato in tragico un giorno che doveva essere di festa per il paese e per il loro migliore alleato, cioè Berlusconi? Tre ipotesi: è stato un errore, in guerra càpita (tesi che raccoglie il maggior numero di consensi), i soldati americani in Iraq hanno in media 19 anni e sono inesperti. Oppure: la Sgrena durante il sequestro ha saputo un sacco di cose e gli americani hanno tentato di ucciderla per impedirle di parlare (tesi di Pier Scolari, il compagno della giornalista). Infine: gli americani non vogliono che i rapiti tornino in libertà tramite il pagamento di un riscatto, perché in questo modo si finanzia il terrorismo iracheno e si incoraggia la pratica dei sequestri. Volevano uccidere la Sgrena per togliere in futuro a chicchessia la voglia di pagare riscatti. Si nota che, per i loro sequestrati, gli americani non hanno aperto alcuna trattativa e non hanno pagato nessun riscatto, lasciando che i terroristi li ammazzassero. A quanto risulta, di americani rapiti non ce ne sono più da un pezzo. [Giorgio Dell’Arti]