vanity, 27 febbraio 2006
Libero mercato
• All’Enel, la società che ci vende l’energia elettrica, piaceva molto un’azienda belga che si chiama Electrabel. I padroni dell’Elecrabel sono i francesi di una società che si chiama Suez. La Suez ha fatto subito sapere che non avrebbe mai venduto Electrabel, “dato che è la cosa più preziosa che abbiamo”. Enel allora si è preparata a comprare direttamente la Suez. In effetti, nel cosiddetto libero mercato funziona così: se tu non mi vendi una tua cosa, io compro direttamente te! E come ti compro? Offro ai tuoi azionisti un prezzo che per i tuoi azionisti sarà difficile rifiutare. Cioè lancio un’Opa, un’Offerta di Pubblico Acquisto. La Suez è grande quasi quanto l’Enel, ma dopo l’andata in Borsa di qualche anno fa, l’Enel ha i soldi per comprarla: aveva preparato per questa operazione 48 miliardi. Ma giovedì 23 febbraio il capo del governo francese ha telefonato a Berlusconi: “L’attacco di Enel a Suez è un attacco alla Francia”. Berlusconi allora ha telefonato a Chirac: “Abbiamo permesso alla vostra Edf di prendersi un pezzo di Edison, stiamo consentendo a Paribas di acquistare Bnl: esigiamo che la Francia lasci liberi noi, come noi abbiamo lasciato libera la Francia, abbiamo diritto alla reciprocità”. S’è fatto sentire anche Prodi: “Dagli altri pretendiamo la nostra stessa apertura!”. Ma poche ore dopo, il capo del governo francese, che si chiama Dominique de Villepin, ha convocato a palazzo Matignon il presidente della Suez e lo ha fatto incontrare col presidente di un’altra società francese, che si chiama Gaz de France. Ha ordinato ai due presidenti: “Fondetevi, perché l’energia ha per la Francia un’importanza strategica!”. Fondendosi, i due gruppi daranno luogo a una società talmente grossa che sarà impossibile per l’Enel acquisirla. L’Opa dell’Enel è così andata a farsi benedire (forse) e il libero mercato, che tutti hanno invocato a gran voce nei recenti casi Antonveneta e Bnl, pure.
• Però la cosa è meno liscia di come sembra. La Suez è una società privata, la Gaz de France è una società pubblica. Fondendosi, darebbero luogo a una società in cui lo stato francese avrebbe circa il 35 per cento. Tre problemi: i sindacati francesi, identici in questo ai sindacati italiani, non vogliono mai che lo Stato “scenda”, cioè privatizzi. Perciò si sono dichiarati contrarissimi all’operazione. Secondo problema: la legge francese vieta che in Gaz de France lo Stato abbia una partecipazione inferiore al 70 per cento. Perciò si dovrà far approvare una nuova legge al Parlamento. Terzo problema: sia Gaz de France (pubblica) che Suez (privata) sono quotate in Borsa. La fusione terrà conto dell’interesse degli azionisti? Il conguaglio che sarà pagato agli azionisti di Suez sarà più alto del prezzo che l’Enel avrebbe pagato con l’Opa? Tutto questo fa capire che la fusione Suez-Gaz de France richiederà molto tempo: legge in Parlamento, accordo con i sindacati, assemblee degli azionisti (che si annunciano piuttosto movimentate). E problemi anche nei rapporti con l’Italia, non proprio così insignificanti come la grandeur francese vorrebbe far credere. E problemi in Europa: gli altri paesi europei hanno un conto aperto con la Francia, che ha fatto bocciare dal suo popolo la Costituzione, incrinando in qualche modo la solidità dell’edificio. Inoltre, Enel potrebbe forse lanciare l’Opa lo stesso e stare a vedere, a quel punto, che cosa succede. Le capacità di manovra di una società sotto offerta pubblica d’acquisto sono infatti molto ridotte.
• Dopo la mossa di Villepin, i rapporti tra Francia e Italia sono peggiorati: lunedì scorso il nostro ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola, doveva incontrare il collega francese Francis Loos: Scajola ha annullato all’ultimo momento l’appuntamento. Sia il ministro dell’economia Tremonti che il viceministro dell’Industria D’Urso hanno violentemente attaccato la Francia. Commenti amari anche dalle altre parti politiche, compresa l’opposizione.
• Lista delle aziende straniere comprate dai francesi senza che nessuno abbia aperto bocca: Tata Steel Cement (in India presa da Lafarge), Allied Domeq (inglese, presa da Pernod), Electrabel (belga, presa da Suez), Amena (spagnola, presa da Télécom), Bpb (inglese, presa da Saint-Gobain) In Italia, tra le altre: Lactalis ha preso Galbani, Invernizzi e Locatelli; Carrefour ha rilevato Gs e Finiper; Auchan la Sma-Rinascente; Pai s’è pappata Saeco e Coin; il Credit Agricole ha acquisito Nextra; Accor s’è comprata dagli Agnelli il Club Med; Arnault ha portato a casa Fendi e Pinault Gucci; Edf è la vera padrona di Edison; eccetera, la lista è incompleta. Miliardi di euro spesi dai francesi per acquisizioni in tutto il mondo l’anno scorso: 60,6 (+157% sul 2004). Miliardi di euro spesi dagli stranieri in Francia per acquisizioni: 25 (-44% sul 2004). Miliardi di euro spesi in Italia dalla Francia per acquisizioni dal 2004 a oggi: 17. Miliardi spesi dall’Italia in Francia: mezzo.
• In questo momento: gli americani della Pepsi vogliono la francese Danone e Villepin ha subito dichiarato che “la Danone è azienda di interesse strategico nazionale”; gli arabi della Dubai Ports World vogliono comprare sei porti americani e Hillary Clinton ha messo insieme una cordata politico-finanziaria per impedirglielo; i cinesi della Cnooc si vogliono prendere l’americana Unocal e per sbarrargli il passo quelli dell’Unocal si sono affrettati a fondersi con la Chevron; l’indiana Mittal Steel ha lanciato un’Opa su Arcelor, primo gruppo europeo dell’acciaio, e contro l’operazione sono intervenuti tutti insieme i governi di Olanda-Lussemburgo-Francia-Belgio; i tedeschi di Eon vogliono prendersi la spagnola Endesa e Zapatero sta cambiando la legge per impedirglielo; i russi di Gazprom vogliono lanciare un’Opa sull’inglese Centrica e Blair non ha nessuna intenzione di permetterglielo. A casa propria, sembra, nessun governo è davvero a favore del libero mercato.
• Ha dunque ragione Berlusconi quando si scaglia contro i magistrati e li accusa di aver permesso agli stranieri – imprigionando Fiorani, sequestrando le azioni di Ricucci e Gnutti – di metter le tende da noi? Stiamo parlando di Bnl, comprata dai francesi, e di Antonveneta, presa dagli olandesi. Attenzione alla risposta: se ha ragione Berlusconi, ha ragione anche Villepin. Però il nostro presidente del Consiglio attaccava i giudici soprattutto in difesa del grande banchiere italiano Cesare Geronzi, da lui definito “capace e probo”, messo nei guai, la settimana scorsa, da uno dei magistrati che indaga sullo scandalo Parmalat.
• Il giudice Pietro Rogato, che conduce una delle indagini preliminari su Parmalat, ha sospeso Geronzi da tutte le cariche per due mesi. Geronzi, che ha incarichi un po’ ovunque, è soprattutto presidente di Capitalia. L’accusa è questa: a suo tempo Capitalia avrebbe prestato soldi a Tanzi, il patron di Parmalat, a patto che egli li adoperasse per comprare un’azienda di Ciarrapico che valeva zero. Stiamo parlando di un’operazione di una quarantina di milioni di euro. Ciarrapico avrebbe poi adoperato i soldi ricevuti per chiudere i suoi debiti con Capitalia. Le modalità dell’operazione sono indubbie ed è indubbio che si sia trattato di una transazione poco pulita. Geronzi si difende dicendo di non averne mai saputo niente e che la cosa è stata trattata dai suoi funzionari a sua (legittima) insaputa. Bisogna tenere presente che Capitalia è scalabile ed è scalabile soprattutto dall’estero. Nel 2005 ha triplicato l’utile e quest’anno distribuirà un dividendo di ben 20 centesimi (l’anno scorso è stato di 8). [Giorgio Dell’Arti]
• Il nuovo governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nella sua prima uscita pubblica ha detto che se le banche italiane vogliono difendersi dagli attacchi degli istituti esteri devono fondersi e formare istituti ancora più grandi. [Giorgio Dell’Arti]