vanity, 15 marzo 2010
Verso le elezioni regionali
• Mancano dieci giorni alle elezioni regionali, il clima politico si è frantumato in una miriade di casi velenosi, un insieme che potrebbe chiamarsi, riprendendo una figura retorica di Giuseppe De Rita, ”mucillagine tossica”. L’ultima pillola letale arriva dalla procura di Trani. Qui un pubblico ministero che indagava su un giro di carte di credito sospette è incappato a un certo punto in telefonate di Berlusconi. In una di queste conversazioni il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, si compiaceva col premier di certi servizi ancora da mandare in onda in cui si dimostrava che i giudici sono politicizzati. Berlusconi chiamava Minzolini ”Direttorissimo”, cosa che ha indignato molti giornali, dimentichi che il Cavaliere riserva l’appellativo di Direttorissimo anche ad Alfonso Signorini, almeno. In un’altra conversazione il capo del governo spinge su un membro dell’AgCom – il Garante della Comunicazione – affinché si trovi il modo di sospendere Annozero. Questo membro dell’AgCom si chiama Giancarlo Innocenzi ed è un ex dipendente del Cavaliere. L’AgCom, in quanto Authority e Garante, dovrebbe essere organo di massima indipendenza. Nella telefonata Innocenzi consigliava il suo ex principale di fargli arrivare un esposto.
• Tutto questo chiacchiericcio – il solito chiacchiericcio, peraltro – è arrivato per qualche via misteriosa al quotidiano Il Fatto, che i nemici di Travaglio considerano house organ delle procure e che comunque è quello che con maggior vigore si batte contro Berlusconi e il berlusconismo. Premesso che Il Fatto ha fatto benissimo a pubblicare quello che ha pubblicato, le questioni sollevate dall’affare di Trani sono parecchie. Ci limitiamo ad elencarle partendo dalla fine: 1. Chi ha dato al Fatto, e perché, i riassunti delle telefonate intercettate? 2. Come mai un pubblico ministero, incappato casualmente in telefonate che non riguardano la sua inchiesta e non riguardano la sua procura, invece di passare subito la mano alla procura competente (in questo caso Roma) continua ad ascoltare finché il contenuto di quelle rivelazioni non finisce sui giornali ottenendo quindi un grande effetto politico? 3. Come mai, dovendo formare il board di un’autorità di Garanzia, si va a scegliere un ex dipendente di qualcuno che dovrà essere sottoposto al controllo del medesimo garante? 4. mai possibile che costui non capisca che non può stare al telefono con nessuno dei soggetti da monitorare e meno che mai dandogli consigli? 5. cosciente il presidente del Consiglio che chiamare al telefono un membro dell’autorità garante per dargli ordini è come minimo malcostume? Ci fermeremmo qui, essendo il caso Minzolini tutt’altra storia. In via puramente teorica, anche il direttore del Tg1 non dovrebbe essere disturbato dall’autorità politica. Ma, dal tempo dei tempi, i partiti si considerano senza eccezioni azionisti della Rai, e con diritti acquisiti nella propaganda che ciascuno si aspetta dai notiziari. E del resto non c’è giornalista delle reti pubbliche che non sia arrivato a Saxa Rubra grazie a una tessera e che non si senta parte di questo o quello schieramento. Anche le richieste di dimissioni da parte del cdr e di altri nemici interni, prese a ridere peraltro dal Direttorissimo, fanno semplicemente parte del gioco.
• L’altra faccenda, quella delle liste bocciate a Milano e a Roma e del decreto interpretativo, è finita poi a coda di pesce: i giudici di Milano hanno riammesso il listino di Formigoni bacchettando i loro colleghi che l’avevano respinto e dichiarando che la loro sentenza prescindeva del tutto dal decreto di Berlusconi. I giudici del Lazio hanno invece bocciato la lista del Pdl presentata in ritardo a Roma e dichiarato che vige qui la normativa regionale e che il governo, decreto o non decreto, non ha quindi titolo per interloquire. Berlusconi ha convocato una conferenza stampa furibonda in cui ha sostenuto che i casi di Milano e di Roma sono frutto di un complotto contro di lui e che reclamerà il diritto al voto con una manifestazione a Roma (sabato prossimo). Mentre parlava, un radicale di nome Rocco Carlomagno interloquiva di continuo, al punto che Berlusconi lo ha ripreso e poi ha pregato di allontanarlo, incombenza di cui, almeno apparentemente, ha provato a caricarsi addirittura il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Tensione, ma anche sarcasmi. Intanto, l’altra manifestazione indetta dalla sinistra per contrastare il decreto interpretativo, s’è svolta sabato scorso in piazza del Popolo a Roma. Senza incidenti e senza i promessi slogan dipietristi contro Napolitano. [Giorgio Dell’Arti]