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 2010  aprile 10 Sabato calendario

Arrestati nove dipendenti Emergency

• I servizi di sicurezza hanno arrestato nove dipendenti dell’ospedale Emergency di Lashkar Gab, nello Helmand, uno dei tre centri di cura che Gino Strada ha in Afghanistan. Di questi nove, tre sono italiani: Matteo Dell’Aira (coordinatore medico), Marco Garatti (chirurgo d’urgenza), Matteo Pagani (tecnico della logistica). L’accusa: esser pronti a uccidere, in combutta con i talebani, il governatore della provincia, Gulabuddin Mangal. Nella perquisizione compiuta in ospedale contemporaneamente agli arresti, gli agenti dicono di aver trovato giubbotti esplosivi, granate, fucili. In una stanza c’erano almeno due pistole, nove granate, due cinture esplosive. Il portavoce del governatore sostiene che il dottor Garatti avrebbe anche preso dei soldi dai guerriglieri-terroristi. Gino Strada ha definito le accuse «ridicole» e sostenuto che chiunque avrebbe potuto portare le munizioni in ospedali. Tutta l’operazione ha l’aria di una manovra concordata tra americani, Nato, Isaf e governi italiano e afghano. Stanchi dei continui attacchi di Emergency, questo fronte occidentale avrebbe deciso di sbarazzarsi degli umanitari, indifferente al fatto che dal 1994 a oggi Emergency ha salvato la vita a poco meno di tre milioni di persone. È d’altra parte innegabile che Emergency cura tutti i feriti senza badare alla parte a cui appartengono, ma non è certamente neutrale. Le sue critiche molto violente alle forze d’occupazione trovano sempre, inoltre, larga eco sulla stampa, che Gino Strada cura da sempre con molta meticolosità. Impressionante per freddezza l’atteggiamento italiano. Il ministero ha prima fatto sapere che Emergency «non è riconducibile né direttamente né indirettamente alle attività finanziate dalla Cooperazione italiana». Poi il ministro Frattini ha dichiarato: «Prego che non ci sia nessun italiano che abbia direttamente o indirettamente compiuto atti di questo genere. Lo prego davvero di tutto cuore perché sarebbe una vergogna per l’Italia». Parole con cui si ammette la possibilità che gli arrestati – compresi i tre italiani – non siano innocenti. [Giorgio Dell’Arti]