vanity, 19 aprile 2010
Fini vs Berlusconi
• Giovedì scorso, al termine di una colazione combinata dal mediatore Giuliano Ferrara, Fini e Berlusconi si sono trovati ai ferri corti e sul limite della rottura definitiva. A Fini non sta bene che tra il Cav e Bossi si sia stabilito un asse preferenziale forte al punto che il leghista Calderoli ha creduto di poter portare al Quirinale una bozza di riforma dello Stato del tutto ignota a lui, il co-fondatore. All’atto della fusione tra An e Forza Italia, si concordò che, in termini di cariche, la parte Forza Italia avrebbe contato per il 70%, quella An per il 30. È accaduto però che uomini teoricamente di An (come La Russa o Gasparri) si siano talmente spostati verso Berlusconi da non poter più essere considerati finiani. La vittoria della Lega alle ultime regionali ha fatto il resto, spostando, almeno apparentemente, tutte le simpatie del presidente del Consiglio verso il Senatùr. In effetti, l’esistenza stessa dei “finiani” mostra che il vecchio partito fascista, dentro il Pdl, è ridotto a ben poca cosa: il Cavaliere, mentre marcia tenendosi stretta la sempre più forte Lega, ha inglobato tutto l’inglobabile. Quindi – dice Fini – o mi si restituisce in qualche modo il peso che non posso non avere, facendomi partecipare in modo vincolante alle decisioni del partito, oppure formerò alla Camera e al Senato gruppi separati, chiamandoli “Pdl-Italia”. Bossi e Schifani hanno subito detto che “gruppi separati” significano elezioni anticipate, Berlusconi ha dichiarato di non aver capito che vuole Fini e lo ha ammonito: con i “gruppi separati” sarebbe inevitabile l’abbandono della presidenza di Montecitorio e lo scioglimento delle Camere. Né Fini né i finiani, in quel caso, sarebbero ricandidati nelle liste Pdl. La conta, portata a termine tra domenica e lunedì, accrediterebbe a Fini 48 deputati e 14 senatori, che però si sono anche pronunciati contro la costituzione di gruppi autonomi. Le diplomazie sono al lavoro e sembra possibile un qualche compromesso, ma il clima tra i due spezzoni del Popolo della Libertà resta tesissimo. Il berlusconiano Lupi e il finiano Bocchino si sono quasi presi a parolacce durante una puntata del programma tv L’ultima parola di Gianluigi Paragone. [Giorgio Dell’Arti]