vanity, 9 marzo 2006
Sedici arresti a Roma
• Sedici persone sono state arrestate a Roma (ma su richiesta della Procura di Milano) per aver spiato, pedinato, intercettato e segretamente fotografato Alessandra Mussolini e Piero Marrazzo, tutti e due impegnati nella campagna elettorale per le regionali del Lazio (Marrazzo poi vinse) e battezzati nelle intercettazioni rispettivamente “Qui” e “Quo” (c’è anche “Qua”, ma non si sa chi sia). Lavoravano i 16 per conto dell’allora governatore e successivamente ministro della Salute, il finiano Francesco Storace (nelle intercettazioni detto “Ciccio”)? Storace dice indignatissimo di no. Come mai allora risultano essere stati messi sotto contratto da persone del team del medesimo Storace? Solo per bonificare gli uffici, è la risposta. Trovarono essi qualche cimice negli uffici? No, neanche una. Gli interrogatori degli arrestati confermano finora la versione di Storace: tutti quelli sentiti finora dicono di aver agito per proprio conto e di aver spiato gli avversari di Storace col solo scopo di farsi belli agli occhi di quello che sarebbe potuto diventare ministro dell’Interno. Storace, il giorno dopo gli arresti, s’è dimesso da ministro accusando Berlusconi di averlo difeso poco e reclamando la propria onorabilità (“Vengano pure ad arrestarmi, se credono”). L’aria è che la sua carriera politica sia finita, tanto più se si considerano i toni di sincero rammarico della dichiarazione del suo acerrimo nemico e compagno di partito, Maurizio Gasparri. Anche il capo del Sismi, Niccolò Pollari, chiamato in causa per l’ennesima volta da Repubblica, ha provato a dimettersi. Ma Berlusconi, d’accordo con Fassino, stavolta ha irrevocabilmente respinto. [Giorgio Dell’Arti]