vanity, 20 marzo 2006
Prodi contro Berlusconi
• Secondo il giudizio universale Berlusconi ha perso ai punti nel faccia a faccia televisivo con Prodi: critici di tutte le parti hanno notato che il premier ha sbagliato nello sciorinare una quantità impressionante di numeri, incomprensibili ai più; nel difendere di continuo le cose fatte in passato senza far sapere che cosa intendeva fare per il futuro; nel ripetere ad ogni giro che tutto quello che diceva Prodi era falso, intercalare che da un certo momento in poi è sembrato più un’ossessione che una verità. Soprattutto s’è visto quanto il premier abbia sofferto delle regole imposte al confronto dal suo rivale: tempi contingentati, domande secche, inquadrature sempre fisse, eccetera. Feltri, Ferrara e gli altri giornalisti che gli sono amici gli hanno consigliato per iscritto e a voce di lasciar perdere il catalogo delle benemerenze e l’arida conta dei soldi investiti in questi cinque anni e di puntare invece sulle passioni, sulle speranze, sui sogni e, insomma, sulle emozioni che una parte politica, alla fine, deve pure saper suscitare. L’effetto di questi suggerimenti s’è visto sabato scorso a Vicenza, dove erano riuniti gli uomini della Confindustria (il sindacato dei padroni) per discutere di concorrenza. Il giorno prima, venerdì, era venuto Prodi, che aveva suscitato molti consensi ribadendo che avrebbe tagliato di cinque punti il costo del lavoro e sostenendo che condivideva in toto analisi e richieste della Confindustria. Il giorno dopo, sabato, l’assemblea aveva praticamente rinunciato ad incontrare Berlusconi, dato che questi s’era dichiarato affetto da una dolorosa lombosciatalgìa. Senonché, poco prima dell’ora di pranzo, eccolo arrivare, un poco zoppicante, ma sorridente. Sale sul palco, ascolta la prima domanda, poi la seconda, va fuori tempo nella risposta e quando il moderatore (il direttore del Sole-24 Ore, Ferruccio De Bortoli) lo richiama al rispetto dei tre minuti previsti, sbotta che quel che ha da dire il capo del governo è certo più importante dei tre minuti e, sullo slancio, attacca i quotidiani, tutti schierati con Prodi, si fa beffe del suo avversario che si dice d’accordo al 100 per cento sia con la Cgil che con la Confindustria, cosa che non può essere evidentemente possibile, dice che se un imprenditore si schiera con la sinistra – tipo Della Valle – o s’è bevuto il cervello o ha scheletri nell’armadio e cerca protezione tra i futuri vincitori che sono anche quelli che manovrano i magistrati e, insomma, dopo questo profluvio esce tra un uragano di applausi entusiasti di tutta la sala, escluse le prime due file dove il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, si rifiuta di commentare e il suo vicepresidente, Andrea Pininfarina, dice che il capo del governo è in stato confusionale, cioè fuori di testa. Però Della Valle, che ha gridato “Vergognati!” durante lo show e a cui De Bortoli voileva dare la parola, non ha potuto parlare, sommerso dai fischi della platea di industriali.
• Del resto Berlusconi deve vincere non una sola competizione, ma due: ha contro lo schieramento di centro-sinistra e ha contro anche i suoi alleati di centro-destra, che, soprattutto dopo il faccia a faccia con Prodi andato male, hanno preso le distanze da lui. Casini (riferendosi all’abbandono della trasmissione con Lucia Annunziata): “Questo non è il momento di gettare la spugna, questo è il momento di combattere”. Fini: “Berlusconi sbaglia a dire che tutto va bene. Lui non è il monarca”. Maroni: “Se la Casa delle Libertà perderà le elezioni, la Lega si considererà sciolta da ogni impegno e avrà le mani libere”. Oltre tutto Calderoli è andato a Matrix e ha detto a Mentana che la legge elettorale, da lui stesso scritto, “è una porcata fatta apposta per mettere in difficoltà gli avversari”.
• I bookmaker inglesi danno Prodi premier a 1,3 (71% di probabilità) e Berlusconi a 3,7 (27%). La vincita di un soggetto diverso veniva pagata a 20. Secondo gli studi più recenti, l’errore medio dei sondaggi prima delle elezioni presidenziali è del 2%. Quello dei siti di scommesse dell’1,3. [Giorgio Dell’Arti]