vanity, 27 marzo 2006
Manifestazioni in Bielorussia
• Una settimana di manifestazioni in Bielorussia non ha prodotto alcun risultato apprezzabile, se non, forse, una certa vaga idea in Occidente che lassù esiste un problema. Come abbiamo già riferito la settimana scorsa, il presidente Lukashenko si è fatto rieleggere il 19 marzo con più dell’80 per cento dei voti, lasciando al suo rivale Milinkevich un misero 6%. Gli esperti internazionali e gli oppositori di Lukashenko dicono che almeno metà del paese sta con Milinkevich e che Lukashenko ha imbrogliato. C’è stata perciò una settimana di manifestazioni con violenti scontri e arresti di 3-400 persone. Milinkevich ha arringato la folla molte volte, per poi sparire. I ribelli, che allo stato attuale non hanno alcuna speranza di ottenere il minimo risultato, si sono dati appuntamento al 26 aprile, anniversario del disastro di Chernobyl (1986, vent’anni). Chernobyl è in Ucraina, ma gli effetti del guasto alla centrale nucleare si sentirono anche in Bielorussia. Molti bambini bielorussi vennero allora da noi e furono adottati a tempo da famiglie italiane che li tennero al riparo per un lungo periodo dalle radiazioni. Quasi tutti questi italiani erano alle manifestazioni contro Lukashenko.
• La verità è che il gioco in questi paesi ex Urss è tutto nelle mani di Putin. Lukashenko sta in piedi perché i russi gli vendono il gas a prezzo stracciato. Sette prodotti su dieci arrivano in Bielorussia dalla Russia. L’esercito è armato e foraggiato dai russi. Il Kgb, che qui esiste ancora tale e quale, risponde a Putin, che del Kgb è stato un maestro. Se solo Putin volesse, il paese sarebbe ridotto alla fame in una settimana. In Ucraina, dove si è votato domenica scorsa 26 marzo, Yushenko, presidente e protagonista pochi mesi fa della cosiddetta rivoluzione arancione contro Putin, ha perso le elezioni senza che vi fossero brogli e potrebbe essere costretto a sopportare come primo ministro il suo avversario filorusso Yanukovitch, che a suo tempo tentò di avvelenarlo. Putin ha ottenuto questo risultato facendo pagar caro agli ucraini il gas (è la storia di poche settimane fa che ha messo a rischio anche il riscaldamento delle nostre abitazioni) e tirando dalla sua parte la Julia Timoshenko, quella che gira travestita da donna di classe, con la trecciona in cima alla testa e il bel faccino tutto severo, che s’è sbrigata a mollare il suo vecchio alleato Yushenko quando ha capito che le cose mettevano male. Grazie a questo ha avuto anche lei più voti di Yushenko e potrebbe tornare a essere primo ministro in un governo di grande coalizione. Vista la fine della rivoluzione arancione, si deve guardare ai movimenti della Bielorussia se non con scetticismo – che non sta bene – almeno pacatamente. Alla fin fine, per le strade di Minsk, non hanno sfilato più di ottomila persone. [Giorgio Dell’Arti]