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 2006  maggio 15 Lunedì calendario

Lo scandalo del calcio

• Lo scandalo del calcio si annuncia potenzialmente più devastante di quello che ha riguardato la Parmalat: alla fine, la Juventus potrebbe essere retrocessa in serie B o C e questo la obbligherebbe a restituire i soldi a Sky, a Mediaset e agli sponsor. Patrimonio dissolto e perdite che non riusciamo a quantificare: sui giornali abbiamo letto cifre che vanno dai 150 agli 800 milioni di euro. Sono somme così importanti che non sappiamo neanche dire se l’Ifil, proprietaria della squadra, avrà la forza finanziaria e la voglia di farsene carico. Ci sono rischi retrocessione e penalizzazione anche per la Fiorentina e la Lazio. Qualcosa, in questo momento, riguarda anche il Milan, anche se Berlusconi reclama la restituzione di due scudetti. E in ogni caso, i debiti che il calcio di serie A e B ha col fisco ammontano ancora, relativamente alla sola Iva non versata, a 100 milioni di euro (dati forniti dal sottosegretario all’Economia Daniele Molgora).

• L’uomo chiave dello scandalo è Luciano Moggi, direttore generale della Juventus fino a domenica scorsa e adesso imputato di associazione a delinquere con Antonio Giraudo, amministratore delegato della società. Moggi, secondo quelli che lo accusano, aveva sottomesso alla sua volontà un gruppo importante di arbitri e guardalinee, con i quali determinava (dicono sempre i suoi accusatori) i risultati delle partite importanti per la sua squadra. Tra i sistemi più inquietanti, quello delle palline truccate per abbinare arbitri e incontri secondo convenienza e l’ordine di comminare ammonizioni e espulsioni a calciatori che dopo una o due domeniche avrebbero incontrato i bianconeri. In questo modo, gli si impediva di giocare contro la Juve e si favoriva la squadra della Fiat (insistiamo nel ricordare che stiamo riferendo i capi d’accusa). L’arbitro Paparesta ha raccontato che a Reggio Calabria, al termine di un arbitraggio che Moggi e Giraudo non avevano gradito, i due scesero negli spogliatoi e Moggi, dopo aver gridato come un matto, chiuse l’arbitro e i due guardalinee in uno sgabuzzino, buttando via la chiave. Paparesta era così spaventato che, d’accordo con gli altri, non scrisse nulla sul referto e non raccontò la cosa a nessuno. Il quarto uomo, per essere sicuro di non vedere e non sentire, si chiuse a chiave in un bagno.

• Tutto questo si è saputo da migliaia di intercettazioni telefoniche e questo apre un problema che al momento è ignorato, ma che prima o poi si dovrà affrontare: quanto è lecito intercettare? che uso si può fare di quello che si ascolta? Intanto, quello che le telefonate hanno rivelato non ha messo nei guai solo Moggi, Giraudo e la Juve, il cui consiglio d’amministrazione, per volere della proprietà, si è dimesso in blocco. Le partite dubbie del campionato 2004-2005 sono almeno 19 un’altra decina riguarderebbe il campionato in corso e, a questo punto, tutto il sistema appare indifendibile, al punto che alle dimissioni del presidente della Figc (Federazione Italiana Gioco Calcio) il Coni ha risposto con la decisione di nominare un commissario. Cioè un dittatore o un curatore fallimentare (quello che per la Parmalat è Bondi) che il potere politico dovrà affiancare con una serie di provvedimenti legislativi. Domenica sera in teoria la Juve avrebbe vinto il suo ventinovesimo scudetto. Un evento al quale pare non credere nessuno. Il capo dell’Aia, Associazione Italiana Arbitri, Tullio Lanese, si è autosospeso dall’incarico (e resiste all’idea di dimettersi).

• L’arbitro De Santis, apparentemente assai coinvolto nella ragnatela di Moggi, non andrà in Germania ad arbitrare e nessuno lo sostituirà. Non ci saranno quindi arbitri italiani ai mondiali. Il portiere della nostra nazionale, Gianluigi Buffon, è coinvolto in una storia di scommesse e potrebbe anche lui saltare la trasferta in Germania. Neanche l’allenatore della nostra Nazionale, Marcello Lippi, è del tutto al sicuro: le intercettazioni mostrano che sia Moggi che Carraro si permettevano di suggerirgli la convocazione o la non convocazione di questo o di quel calciatore.

• L’ultimo versante delle inchieste riguarda la Gea, società di procuratori posseduta e governata dal figlio di Moggi, Alessandro, e dalla figlia di Geronzi, Chiara, giornalista del Tg5. La Gea, dove sono passati anche il figlio di Lippi, il figlio di De Mita e altri rampolli dai cognomi importanti, rappresentava circa duecento giocatori e qualche decina di allenatori e, tramite il sistema messo in piedi da Moggi, influenzava pesantemente la vita del calcio nazionale. Attraverso la Gea, l’inchiesta potrebbe arrivare a Capitalia, che ha finanziato negli ultimi anni un bel pezzo di calcio italiano. Non mancano neanche i risparmiatori eventualmente defraudati: la Juventus e la Lazio sono quotate in Borsa. Se non abbiamo capito male, i padroni della Gea hanno anche deciso di mettere la società in liquidazione e uscire al più presto di scena. [Giorgio Dell’Arti]