vanity, 28 aprile 2006
Di tutto un po’
• Una Camera vecchia come quella che si riunisce oggi non si vedeva dal 1968: non c’è nessun deputato con meno di 30 anni, il 40% ha più di 50 anni, la maggioranza è fatta da funzionari di partito, insegnanti, avvocati e giornalisti (nell’ordine). Del resto è vecchio il paese. Un mese fa Time ha fatto la copertina sui quarantenni italiani col titolo: "Quando riusciranno a emergere?". La Glocus ha pubblicato una ricerca di Giovanni Canepa da cui risulta che nell’edizione 1998 del Who’s who i sessantenni erano il 46 per cento (cioè tanti), mentre adesso sono diventati il 54. Ricordiamoci che la Carrà tutta bionda, che poche sere fa rifaceva il tuca tuca in televisione, ha 63 anni, cioè è una vecchia con i capelli bianchi.
• A Barbara Berlusconi non piace Maurizio Costanzo (68 anni), alle monache non piacciono i quiz di Gerry Scotti e Amadeus e dicono che è meglio La Domenica sportiva (studio di Marketing & Tv), a Bertinotti non piace che Mediaset sia così grassa e piena di spot, vuole che abbia meno reti e meno introiti pubblicitari.
• Ciampi, 86 anni, ha buone possibilità di essere rieletto presidente della Repubblica. La Casa delle Libertà ha detto, attraverso Fabrizio Cicchitto (uno dei suoi uomini più rappresentativi): "Non voteremmo mai un candidato proposto per far quadrare gli equilibri del centrosinistra". Perciò, Ciampi. Esiste un grosso problema relativamente agli ”equilibri del centrosinistra”: essendo Bertinotti e D’Alema in competizione per la presidenza della Camera, e non sapendo Prodi che fare, D’Alema s’è tolto spontaneamente di mezzo. Perciò: la presidenza della Camera andrà a Bertinotti, la presidenza del Senato, secondo le intenzioni di Prodi, a Franco Marini (Margherita) e il Quirinale a qualcuno che non potrà essere un ex comunista "altrimenti scenderemo in piazza" (Berlusconi). Il ragionamento di Prodi e Bertinotti è che così si rispettano gli equilibri, perché una poltrona va all’Ulivo (Marini al Senato) e un’altra allo schieramento extra-Ulivo (Bertinotti alla Camera). In questo modo si fa nascere qualcosa che ancora non c’è e che Prodi vuole con tutte le sue forze che ci sia, cioè la fusione di Margherita e Ds in un unico partito che si chiama Ulivo. Il ragionamento dei Ds è completamente diverso: siamo la prima forza della coalizione e non ci tocca niente. Si prepara qualche vendetta? Forse. Prodi ha una maggioranza assai risicata in Senato e qui il centrodestra ha deciso di mettere i bastoni tra le ruote di Marini e del centrosinistra candidando alla presidenza Andreotti, che ha 87 anni. Andreotti potrebbe passare con l’appoggio dei senatori indipendenti e col voto di qualche scontento, per esempio Mastella. divertente perché Andreotti, candidato a questo punto del centrodestra, non ha mai appoggiato Berlusconi e aveva promesso il suo voto a Prodi.
• Il Financial Times ha scritto che la situazione economica dell’Italia è così grave che si può prevedere la nostra uscita dall’euro (e il ritorno alla lira) entro il 2015. L’avvento di un governo di centrosinistra è per quel giornale – che ha sempre attaccato Berlusconi – un motivo di preoccupazione in più. Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha risposto indirettamente da Washington, parlando al Fondo monetario: la ripresa è già in atto, resteremo nell’euro con qualunque governo. Però il giorno dopo la persona del Fondo monetario che si occupa di noi e che si chiama Alessandro Leipold ha dichiarato che ci vuole subito una manovra correttiva, perché alla fine di quest’anno il nostro deficit doveva essere al 3,5% del Pil e sarà invece al 4 se non al 4,25. "Perciò fate subito il governo e trovate 7 miliardi". Come fa costui a dare ordini così perentori? Perché, se non obbediamo, come minimo le agenzie internazionali abbasseranno il tasso della nostra affidabilità (’rating”) e questo consentirà ai nostri creditori di pretendere tassi di interesse più alti. Potrebbe anche essere l’inizio della fine. Prodi ha infatti detto che provvederà subito, probabilmente portando l’Iva dal 20 al 22%, come ha fatto la Merkel in Germania (però dal 16 al 19). Il problema è che prima bisogna nominarlo primo ministro e sarà difficile riuscirci prima del 13 maggio quando deve cominciare l’elezione presidenziale.
• Intanto l’inizio della fine potrebbe essere rappresentato dal petrolio, che ha superato quota 75 dollari. Le ragioni di questo rincaro – che punta decisamente ai 100 dollari – sono molte, ma ce n’è una su tutte: i cinesi comprano a man bassa e fanno salire i prezzi. Si potrebbe aumentare la produzione, ma i paesi dell’Opec non vogliono e non vuole nemmeno l’Iran. Un petrolio così caro può far salire tutti i prezzi e generare inflazione. L’inflazione si combatte facendo pagare il denaro più caro, cioè aumentando i tassi di interesse. Rieccoci con l’appesantimento del nostro debito pubblico. Oltre tutto l’Italia compra ancora troppa energia all’estero.
Governo Per il governo l’unica indicazione piuttosto credibile è Tommaso Padoa-Schioppa all’Economia, un signore di 66 anni, che ha lavorato in Banca d’Italia, alla Consob e soprattutto alla Commissione europea. Tutti dicono che sarà una garanzia contro gli sprechi. Domenica scorsa ha scritto un editoriale sul Corriere della Sera in cui sostiene la necessità di prendere provvedimenti d’accordo con l’opposizione. Bertinotti ha detto che il pezzo era ineccepibile.
• La società Autostrade, di proprietà dei Benetton, ha annunciato la fusione con la spagnola Abertis. L’operazione non piace né a Prodi né a Rutelli né a Berlusconi, che ci vedono piuttosto un trucco dei Benetton per vendere agli spagnoli e incassare un sacco di soldi (600 milioni di euro almeno, ma forse di più). Dopo l’operazione, gli spagnoli avranno il 33 per cento e gli italiani il 23, la sede operativa della nuova holding sarà a Barcellona, l’amministratore delegato per i primi tre anni sarà spagnolo (poi italiano). Difficile dire adesso se è davvero una fusione o una vendita mascherata. Prodi è freddissimo: ha fatto lui la privatizzazione di Autostrade quando era presidente del Consiglio, affidando l’azienda ai Benetton proprio perché ritenuti affidabili dal punto di vista dell’interesse nazionale. I Benetton, indignati, hanno detto che Autostrade è troppo piccola e se si vuole andare in Europa bisogna ingrandirsi. Come dubitare – dicono – che investiremo i soldi soprattutto in Italia? in corso, insomma, la solita diatriba che ci vede europeisti e aperti quando l’Enel vuole comprare Suez in Francia, e molto patriottici e diffidenti quando qualcuno viene, da padrone o da socio, in casa nostra.
• Stefano Ricucci è accusato di aggiotaggio (far aumentare il valore di un titolo artificialmente). I magistrati hanno respinto ogni richiesta di scarcerazione, sostenendo che è assolutamente in grado di inquinare le prove. Lui piange. Le manette sarebbero scattate soprattutto perché Ricucci aveva contatti dentro la Guardia di Finanza che gli facevano sapere il come e il quando delle perquisizioni. Ai magistrati non sono piaciuti inoltre i suoi movimenti per vendere il pacchetto del 14,1 per cento di Rcs: convocava riunioni, telefonava e invece gli erano stati tolti tutti i poteri. Non si capisce se quest’ultimo sia un reato o no. Lo difendono anche il Corriere della Sera e il suo direttore Paolo Mieli.
• Il cardinale Martini ha manifestato comprensione per i malati di Aids che adoperano il preservativo e per le donne single che, pur di avere un figlio, ricorrono agli embrioni congelati. Aperture clamorose, dato che la Chiesa – su preservativo ed embrioni – ha sempre mantenuto una posizione molto rigida. Il cardinale Barragán ha detto a Repubblica che le aperture di Martini preannunciano un documento, ugualmente comprensivo, addirittura del papa.
• Bin Laden ha diffuso un messaggio audio in cui parla di guerra dei crociati contro l’Islam, accusa l’Occidente di non dar più soldi ad Hamas, chiede l’estradizione dei vignettisti danesi. Hamas, che ha gravissimi problemi economici nonostante i 50 milioni di dollari che le sono arrivati dagli arabi, ha approvato l’azione di un giovane kamikaze che lunedì 17 s’è fatto saltare in un fast food di Tel Aviv (9 morti). importante che le autorità israeliane abbiano deciso di non rispondere con rappresaglie. In Iraq la situazione si va schiarendo: sciiti, sunniti e curdi sono d’accordo su un nuovo primo ministro, che è sciita e si chiama Jawad al Maliki. [Giorgio Dell’Arti]