vanity, 12 giugno 2006
Morto un italiano in Iraq
• In Iraq è morto un altro italiano: si chiamava Alessandro Pibiri, 25 anni, caporal maggiore della Brigata Sassari. Era a bordo di un VM90 che faceva parte di un convoglio di scorta agli inglesi. Cento chilometri a nord di Bagdad, sette e mezzo di sera, lunedì 5 giugno. Bomba piazzata sulla strada, come i terroristi laggiù hanno già fatto molte volte. Portato in ospedale, Pibiri è spirato quasi subito. Altri quattro feriti, uno dei quali, Luca Daga, 28 anni, grave.
• A Roma, le visite dei politici alla salma del povero caporale hanno dato luogo a incidenti imbarazzanti, provocati dal fatto che gli esponenti della sinistra di governo, appena saputo dell’attentato, hanno subito reclamato a gran voce il ritiro immediato dall’Iraq e anche dall’Afghanistan, dicendo esplicitamente o facendo intendere che siamo in quei due paesi come degli invasori o degli occupanti e comunque a far la guerra, cosa del tutto falsa. Diliberto, capo del Pdci, che era andato a rendere omaggio alla salma all’ospedale Celio di Roma, s’è permesso di dire ai familiari disperati intorno al cadavere: “L’avevo sempre detto che non dovevamo andare in guerra”, al che il fratello maggiore di Pibiri, Mauro, lo ha investito: “Ma cosa ne sa lei? Mio fratello era andato laggiù per aiutare gli iracheni, non per fare la guerra”. Diliberto è andato via senza rispondere e poco dopo i cronisti hanno visto uscire Mauro sul piazzale: “Lo sappiamo tutti, destra, sinistra e centro: i nostri militari in Iraq hanno portato l’acqua, la luce, aiutano le imprese a ricostruire. E tutto questo per smentire un politico di estrema sinistra che è venuto a dire di fronte al cadavere di mio fratello che non si doveva andare in guerra”. Altro incidente con Bertinotti: venerdì 9 giugno, durante le esequie, l’ex generale dell’esercito Gianalfonso D’Avossa lo ha apostrofato: “Lei è un opportunista. Va alla parata militare con la spilletta della pace e poi viene qui ai funerali. Si vergogni”. Bertinotti ha replicato soltanto: “Non le rispondo, lei si qualifica con le sue parole”.
• Esiste dunque un problema relativo alla sinistra di governo, particolarmente acuto sulle questioni di politica estera, ma serio anche relativamente alle faccende economiche. Prodi, intervistato da Die Zeit anche su questo punto, ha creduto di cavarsela sostenendo che il Pdci e Rifondazione sono innocui e rappresentano l’aspetto “folcloristico” della coalizione. Il Pdci e Rifondazione, naturalmente, sono insorti, Prodi ha dovuto smentire, la sinistra ha addirittura chiesto una verifica di governo. Altro incidente: dovendosi nominare i presidenti di Commissione, il governo voleva mettere Lidia Menapace, 82 anni, a capo della Commissione Difesa del Senato. Scelta francamente incomprensibile, dato che la Menapace, fondatrice del Manifesto e da sempre militante nella sinistra radicale, è una convinta antimilitarista, dunque non si capisce come avrebbe potuto guidare un organismo deputato a occuparsi solo di soldati. Infatti è accaduto che un accordo segreto, e certamente favorito dalla stessa lobby dei militari, ha fatto poi eleggere Sergio De Gregorio, esponente dell’Italia dei Valori (il partito di Di Pietro) creando scompiglio nella maggioranza e polemiche a non finire. [Giorgio Dell’Arti]