vanity, 25 giugno 2006
Bocciata la devolution di Bossi
• La cosiddetta devolution di Bossi è stata sonoramente bocciata dagli italiani nel referendum che si è svolto domenica e lunedì scorsi: più del 60 per cento di “no” e un’affluenza alle urne del 53%, inaspettata per tutti gli osservatori, che avevano immaginato una stanchezza elettorale e una pigrizia complessiva favorita dall’astrusità del quesito e dal bel tempo. Bossi prima del voto aveva rilasciato dichiarazioni colorite: se vince il no andremo in Svizzera, eccetera. Dopo il voto ha detto di provare tristezza e che ha votato sì la parte più avanzata del paese. “Anche scozzesi, gallesi e catalani hanno dovuto provarci più volte. Ci riproveremo anche noi”. Politicamente, la bocciatura della devolution potrebbe aprire una stagione di dialogo tra sinistra e destra. Subito dopo il voto Prodi ha infatti detto che adesso bisogna mettersi a discutere insieme la nuova riforma costituzionale. Però: come reagirà la sinistra radicale di fronte alla decisione di formare un tavolo istituzionale che, inevitabilmente, lavorerà per un sistema capace di tagliare le ali e far prevalere le grandi formazioni di centro (Ds compresi)?
• Il governo ha già problemi molto grossi con la sua sinistra: Rifondazione, Verdi e Pdci vogliono il ritiro graduale dall’Afghanistan, D’Alema ha invece promesso a Condoleeza Rice e ribadito in parecchie interviste che, mentre dall’Iraq andremo via (così come aveva già deciso, peraltro, il governo Berlusconi), dall’Afghanistan non sarà ritirato un solo soldato. Ci sono poi i problemi dei tagli: Padoa-Schioppa e la sinistra hanno idee diametralmente opposte sulla qualità e sulla quantità degli interventi. Infine c’è la questione della giustizia, della scuola e delle leggi votate a suo tempo dal centro-destra e che la sinistra di governo vorrebbe tagliare nettamente. Mentre la parte moderata del governo vuole riformare con prudenza.
• Guerra tra Cossutta, che ha lasciato la presidenza del partito, e il segretario Diliberto. Tappe: nel 2004 Cossutta, candidato a Strasburgo, non passa e passa invece Marco Rizzo, con 3000 voti in più. Alle elezioni del 9 aprile 2006 la figlia Maura e il cossuttiano Gianfranco Pagliarulo vengono depennati dalle liste. Cossutta ha poi manifestato il desiderio di diventare vicepresidente del Senato. Niet di Diliberto. Ora si è dimesso da presidente. Da ultimo aveva proposto di togliere la falce e il martello dal simbolo del partito “tanto il comunismo non esiste più e senza falce e martello potrebbe essere più semplice un processo di riaggregazione con altre forze della sinistra”. Per ora i partita para o postcomunisti sono quattro: Ds, Rifondazione, Pdci, Partito comunista dei Lavoratori (Ferrando)? Il manifesto intanto è senza soldi. [Giorgio Dell’Arti]