vanity, 6 febbraio 2008
Le primarie americane
• Ugualmente intricata e appassionante è la situazione delle primarie americane. Sul lato dei repubblicani, è ormai scontata la nomination di John McCain, 72 anni, già eroe di guerra, moderato ma del tutto diverso da Bush junior. Sul lato dei democratici, invece, Hillary e Obama sono praticamente alla pari: Obama ha vinto in Nebraska, Louisiana e Washington e soprattutto sta affluendo dalla sua parte una quantità di denaro notevolissima, al punto che Hillary, accreditata fino a questo momento come la candidata più ricca, si trova in difficoltà finanziarie. inoltre impressionante la partecipazione: i votanti democratici sono il doppio dei votanti repubblicani, merito non solo dell’incertezza del risultato, ma anche dell’eloquenza di Obama, capace a quanto sembra di scaldare davvero l’elettorato più emozionabile (maggioritario) senza compromettersi troppo con quello più calcolatore (minoritario). La partita potrebbe decidersi il 4 marzo in Texas e Ohio. Altrimenti, alla convention di fine agosto, risulteranno determinanti i 796 superdelagati, e cioè i papaveri del partito – membri del Congresso, ex presidenti o ex segretari di Stato, governatori in carica, funzionari – che partecipano al gioco per diritto acquisito e senza rappresentare nessuno. Il problema però è che in questo modo il campione democratico scenderà in pista solo a settembre, cioè con parecchi mesi di ritardo rispetto al suo avversario repubblicano. un handicap che può costare molto caro. [Giorgio Dell’Arti]