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 2008  marzo 10 Lunedì calendario

In Spagna vince Zapatero

• In Spagna Zapatero ha vinto di nuovo le elezioni, prendendo più voti e più seggi del 2004, ma senza raggiungere la maggioranza assoluta: dovrà governare con l’aiuto di qualche partito regionale, probabilmente quello catalano a cui ha concesso, nella scorsa legislatura, uno statuto fortemente autonomista. Il suo avversario, il conservatore (o popolare) Mariano Rajoy, ha perso, aumentando però i consensi e i seggi. In altri termini: la Spagna, dove si vota con un sistema proporzionale imperniato su circoscrizioni piccole che penalizzano naturalmente le formazioni minori e premiano le maggiori, ha ulteriormente semplificato il quadro politico, aumentando la forza dei due partiti principali, i socialisti e i popolari. E questo è per noi un primo dato interessante. Un secondo dato interessante riguarda il conflitto con la Chiesa, durissimo. I vescovi hanno martellato il premier uscente, e ora nuovamente vincente, con tutti i mezzi a disposizione: bombardamento radiofonico, immense manifestazioni di piazza, mobilitazione generale e francamente fanatica. Zapatero è stato qualificato come un diavolo, e la sua vittoria descritta come l’inizio della fine. Tutto questo perché nei suoi quattro anni di governo il leader socialista non ha messo limiti alla fecondazione assistita (in Spagna si pratica senza problemi in almeno 150 cliniche) né ha varato leggi antiabortiste. Ha reso anzi rapide le pratiche per il divorzio, ammesso il matrimonio tra omosessuali e reso possibile anche l’adozione di bambini alle coppie gay. Intanto in politica estera il capo socialista rompeva con gli Stati Uniti ritirando immediatamente il contingente spagnolo dall’Iraq. A fronte di queste scelte radicali – temperate dall’aumento del contributo che ogni spagnolo versa alla Chiesa cattolica, passato dallo 0,52 allo 0,70 per cento (però le istituzioni ecclesiastiche devono versare l’Iva) – stanno poi risultati economici di prim’ordine: nonostante i segni della crisi abbiano colpito anche loro e i dati dell’ultimo trimestre segnalino uno sviluppo in flessione, la Spagna crescerà quest’anno del 2% contro il nostro 0,5, ha già realizzato la ferrovia dell’alta velocità che va da Siviglia a Barcellona, ospita uno straniero ogni dieci spagnoli senza avere i gravi problemi di criminalità che abbiamo noi, ha superato l’Italia – almeno secondo alcune statistiche – anche per il reddito medio pro-capite. I cattolici, che hanno già dato il via a una serie di lamentazioni per la vittoria del demonio, prevedono che il capo del governo sconterà il fio di una esagerata apertura ai localismi e sostengono che entro breve tempo la Spagna «esploderà». A ottobre i baschi voteranno per l’autodeterminazione e quell’appuntamento può in effetti essere foriero di tensioni. A Mondragon la settimana scorsa, due giorni prima del voto, l’Eta – l’organizzazione terroristica che vuole l’indipendenze delle sette province basche (tre delle quali in Francia) – ha assassinato a colpi di pistola l’assessore socialista Isaias Carrasco. Questo, del terrorismo autonomista e dei localismi in un Paese che ha 17 regioni a statuto speciale, sembra in questo momento effettivamente il problema più grave del prossimo quadrienno socialista.

• Proprio mentre la Spagna votava, cioè domenica scorsa, il Papa, all’interno di un discorso contro la «pillola dell’immortalità» (cioè la possibilità di allungare la vita umana all’infinito fino a produrre un mondo di soli vecchi) ha ribadito che «l’uomo è sempre uomo con tutta la sua dignità, anche se in stato di coma, anche se embrione». Ricordiamo che, all’interno di un prolungamento medio della vita umana nei paesi occidentali sviluppati (ma non, per esempio, in Russia), alcuni scienziati preconizzano la possibilità futura di vivere facilmente fino a 400 anni e forse addirittura fino a cinquemila.

• Molti dati mostravano che la fertilità maschile è in Occidente più bassa rispetto a un tempo. Adesso uno studio dell Società Italiana di Andrologia fotografa la situazione da noi: in un millilitro di sperma di maschio italiano non ci sono più 71 milioni di spermatozoi, come trent’anni fa, ma 60. Lo spermatozoo in grado di fertilizzare l’ovulo femminile deve poi muoversi (vince la gara, come si sa, uno solo: il più veloce tra i sopravvissuti). Ma mentre un tempo uno spermatozoo su due era in grado di correre, adesso la percentuale è scesa al 30 per cento. La regione col più basso indice di fertilità è la Campania. La città, Napoli. La causa di questo indebolimento nella capacità di generare è l’inquinamento. Indagine condotta su diecimila uomini sani di 29 anni d’età. [Giorgio Dell’Arti]