vanity, 21 luglio 2008
Il Papa e i preti pedofili
• Ha suscitato grande clamore, e una quantità di commenti, il discorso del Papa a Sidney a proposito dei preti pedofili. In questo discorso vi è una parte di forte connotazione morale: il Papa ha riconosciuto «la vergogna che tutti abbiamo sentito a seguito degli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni sacerdoti o religiosi di questa nazione. Sono profondamente dispiaciuto per il dolore e la sofferenza che le vittime hanno sopportato e assicuro che, con i loro pastori, anche io condivido la loro sofferenza. Questi misfatti che costituiscono un così grave tradimento della fiducia devono essere condannati in modo inequivocabile. Essi hanno causato grande dolore e hanno danneggiato la testimonianza della Chiesa». Benedetto aveva parlato di «enormi crimini» già nel 2006 in Irlanda (un paese dove la piaga dei preti-pedofili è particolarmente diffusa) e di «profonda vergogna» ancora lo scorso aprile negli Stati Uniti (un miliardo di risarcimenti alle famiglie delle vittime – una somma cioè identica a quella che la Chiesa incassa dall’8 per mille italiano – e la bancarotta, causa pedofili, delle diocesi di Tucson in Arizona, Portland in Oregon, Spokane in Washington, Davenport in Iowa e San Diego in California). Ripercorrendo i discorsi, si nota un crescendo di indignazione morale.
• Ma il punto più importante, e del tutto nuovo, è l’affermazione secondo cui i preti-pedofili vanno processati in tribunale: «Le vittime devono ricevere compassione e cura e i responsabili di questi mali devono essere portati davanti alla giustizia». Sembrerebbe un’affermazione ovvia, ma non lo è per nulla: una disposizione interna del 1962 – la Crimen sollicitationis –, e che Ratzinger a suo tempo fece senz’altro propria, raccomandava ai vescovi di tutto il mondo di smussare i casi di cui fossero venuti a conoscenza, evitando polveroni, ammonendo, correggendo e se del caso sospendendo, muovendosi insomma con «pastorale prudenza». E soprattutto non raccontando a nessuno che la linea di condotta stabilita dalla gerarchia era quella: in testa alla Crimen sollicitationis stava la frase, in latino: «Da conservare con cura negli archivi segreti della Curia come strettamente confidenziale. Da non pubblicare, né da integrare con alcun commento». In pratica, quando si scopriva un prete pedofilo, dopo averlo ammonito e magari sospeso, lo si trasferiva ad altra sede, in modo che lo scandalo in loco venisse sopito. Le proteste delle famiglie, che magari avevano scelto di denunciare il pedofilo al vescovo prima che alla polizia, restavano senza effetto. E nella nuova diocesi, purtroppo, il prete trasferito riprendeva molto presto a dar sfogo alla sua passione.
• Qualche dato per rendersi conto dell’ampiezza del fenomeno. In Italia, dal 1991 al 2006, vi sono state 17 condanne e 22 incriminazioni di preti pedofili. L’ultima a Roma: il parroco della Natività di Maria Santissima è stato accusato venti giorni fa di aver abusato di sette bambini negli ultimi dieci anni. I casi più gravi sono tuttavia negli Stati Uniti. Nel 2004 la Conferenza episcopale americana ha pubblicato un documento ufficiale che ha recepito i dati del John Jay College of Criminal Justice della City University of New York. Tra il 1959 e il 2002 i sacerdoti denunciati per pedofilia sono stati 4.392 su una popolazione di 109.000 persone, il 4 per cento del totale, una percentuale nettamente superiore a quelle che si registrano in altri ambienti: c’era dunque, nell’educazione stessa al sacerdozio qualcosa di problematico, che rendeva troppi preti in-completi, nel senso più profondo del termine, all’esercizio pastorale. Lo stesso rapporto americano sottolinea che dopo il 2000 il numero di casi si è drasticamente ridotto. giusto dunque ammettere che, mentre la Chiesa ha resistito in ogni modo alle legittime incursioni della giustizia civile, ha anche operato al suo interno un profondo rinnovamento che ha isolato e circoscritto il fenomeno. anche per questo, probabilmente, che il Papa ha giudicato giunto il tempo per un’apertura alle richieste di tutte le associazioni che riuniscono le vittime dei preti-pedofili.
• Benedetto ha poi ricevuto, nell’ultimo giorno della sua permanenza in Australia, due uomini e due donne, vittime a suo tempo di abusi, che hanno chiesto, a nome di tutte le vittime, conforto e assistenza. Benedetto li ha consolati e ha promesso. Questo viaggio australiano era stato indetto per celebrare la XXIII Giornata Mondiale della gioventù. Il prossimo appuntamento internazionale della Giornata – annunciato dal Papa domenica – sarà a Madrid, cioè in terra di Zapatero. Anno: il 2010. Poco prima che in quel Paese, governato dall’uomo che il Vaticano considera un diavolo, si vada nuovamente a votare. [Giorgio Dell’Arti]