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 2008  luglio 27 Domenica calendario

Un Paese senza opposizione

• Luca Ricolfi, sulla Stampa, ha così riassunto la situazione: «Forse è colpa del clima vacanziero, ma l’impressione è che stiamo diventando un Paese senza opposizione. Nel giro di soli due mesi il governo è riuscito a intervenire sulla giustizia (lodo Alfano, sospendi-processi), sull’immigrazione e la sicurezza (impronte digitali, poteri ai sindaci, stato di emergenza), sulle tasse (Robin tax, soppressione dell’Ici), sulla spesa pubblica (manovra finanziaria). E, ora si scopre, anche sul precariato. In autunno si ripromette di intervenire sulle intercettazioni, sulla magistratura, sul federalismo, sui servizi pubblici locali, sullo Stato sociale (è di ieri la pubblicazione del Libro verde sulla «vita buona» del ministro Sacconi). Berlusconi si è liberato dei magistrati e, con i suoi ministri più attivi, sta per rivoltare l’Italia come un calzino. E il principale partito di opposizione che fa?».

• Il Lodo Alfano è stato approvato martedì 22 luglio, dopo un iter parlamentare della massima velocità (un paio di settimane tra commissioni e aula). la legge che salva Berlusconi da tutti i processi perché impedisce alla magistratura di procedere – a qualunque titolo – contro le prime quattro cariche dello Stato: presidente della Repubblica (Napolitano), presidenti di Senato e Camera (Schifani e Fini), capo del governo (Berlusconi). Napolitano è stato attaccato da Di Pietro per aver firmato «una legge immorale». L’Unità gli è andata dietro. Veltroni ha invece detto (e Scalfari con lui) che la firma era un atto dovuto e il presidente non avrebbe potuto far nulla. Di Pietro ha annunciato la raccolta delle firme per un referendum abrogativo. Veltroni ha detto di non esser d’accordo.

• Il Decreto sicurezza è diventato legge dello Stato il giorno dopo, mercoledì 23 luglio. Prevede – secondo il riassunto che ne ha fatto il Corriere della Sera – «il congelamento per 18 mesi dei processi ritenuti meno urgenti dai capi degli uffici giudiziari, l’impiego a tempo di tremila militari per le emergenze di ordine pubblico, l’aggravante per i reati commessi dagli immigrati clandestini, espulsioni più facili per gli stranieri irregolari, il patteggiamento allargato anche per i processi in corso, un giro di vite per chi guida dopo aver consumato alcol e droga». L’Udc si è astenuta, sostenendo che comunque si tratta di provvedimenti di facciata, che non daranno alcun risultato reale. In effetti, almeno il giro di vite sulla clandestinità imporrebbe uno sforzo enorme alle forze dell’ordine (settecentomila arresti teorici), le quali sono invece tagliate, negli stipendi e negli organici, da Tremonti. Come per gli statali di Brunetta – che a quanto pare hanno diminuito il tasso di assenteismo per il solo spavento provocato dalle dichiarazioni del ministro – è possibile che il decreto sicurezza si proponga il solo fine di far capire al mondo che l’aria è cambiata e che non è più il caso – per gli stranieri – di considerare il nostro Paese il Bengodi di un tempo. Il ministro Maroni ha rafforzato questo messaggio nel consiglio dei ministri di venerdì 25, nuovamente allargando a tutto il territorio nazionale il cosiddetto stato d’emergenza immigrati, in atto dal 2002 e ristretto da Prodi alle sole Puglia, Calabria e Sicilia. Alle accuse, ha replicato sostenendo che gli sbarchi clandestini sono raddoppiati «passando da 5.360 a 10.611», dato totalmente contestato da Medici senza Frontiere: il Paese – dicono quelli di Medici – «non ha attuato politiche di accoglienza appropriate per nemmeno la metà dei 14mila richiedenti asilo che hanno inoltrato la domanda nel 2007. Si tratta per lo più di popolazioni vulnerabili in fuga da guerre, carestie e malnutrizione». Mentre gli italiani – di questa e di quella fazione – si accapigliavano a Roma, a Lampedusa continuavano gli sbarchi: quattro in poche ore, per un totale di 264 tra uomini e donne. Gli sfollati hanno anche raccontato di aver gettato in mare dei bambini morti di stenti durante la traversata (due o quattro), circostanza che gli inquirenti stanno vagliando.

• La Robin Tax è una tassa escogitata da Tremonti per colpire i guadagni straordinari fatti dai petrolieri nell’ultimo anno (il prezzo del greggio è però intanto calato del dieci per cento). L’abolizione dell’Ici, come i lettori ricorderanno, fu decretata subito dopo le elezioni per obbedire a una promessa fatta da Berlusconi in campagna elettorale. La manovra finanziaria è quella cominciata lo scorso 25 giugno con un decreto legge e un disegno di legge che il Parlamento sta convertendo adesso. Qui, nella notte del 16 luglio, i deputati della Lega hanno introdotto un paio di emendamenti-bomba, del cui significato ci si è accorti solo all’ultimo momento e cioè quando il disegno di legge è arrivato al Senato, già bell’e approvato dalla Camera. Il primo di questi emendamenti dice che per incassare la pensione sociale di 400 euro è necessario dimostrare di aver lavorato per almeno dieci anni consecutivi e con un salario superiore ai 400 euro. I leghisti volevano colpire gli immigrati ed evitare che soldi italiani finissero agli stranieri, non si sono resi conto che la norma taglia soprattutto le casalinghe, quelle per le quali la pensione sociale è stata pensata. Il secondo emendamento è ancora più devastante: dice che i lavoratori con contratto a termine irregolare si rivolgeranno invano al giudice per essere messi in regola e assunti per sempre. D’ora in poi il giudice potrà solo dichiarare il contratto nullo e condannare l’azienda a compensare il lavoratore precario con una somma pari a 2,5-6 mesi di stipendio. Anche qui i leghisti volevano dare un po’ di respiro alle Poste, che negli ultimi tre anni hanno sborsato per cause di questo tipo – tra indennizzi e avvocati – quasi settecento milioni di euro e che hanno ancora in corso parecchie migliaia di queste vertenze. S’è ottenuto invece un effetto completamento diverso. Cambiare la norma al Senato, a quanto pare, non si può: Tremonti ha dato ordine alla maggioranza di votare il testo così com’è arrivato dalla Camera e di non perdere tempo. Se ci sarà da cambiare, lo si farà dopo con una legge apposita.

• Quanto all’opposizione – di cui Ricolfi lamenta l’assenza – si deve segnalare il congresso di Rifondazione, conclusosi domenica scorsa a Chianciano con la vittoria di Paolo Ferrero, che fu ministro per la Solidarietà sociale nel governo Prodi e che adesso è il nuovo segretario del partito. Ha prevalso su Nichi Vendola (il candidato di Bertinotti) per soli due voti effettivi. La linea vincente è quella – per dir così – “comunista dura e pura”: nessun accordo col Pd, nessuna concessione alle logiche di mercato, forte antagonismo e intesa con i movimenti, nessuna vocazione a farsi classe di governo. Vendola, che ha la maggioranza relativa del partito col 46% dei consensi, ha detto che per ora non farà scissioni.

• La Telecom di Tronchetti Provera spiava concorrenti e uomini politici, personale interno e giornalisti del Corriere della sera. Il suo presidente e azionista ne sapeva qualcosa? Secondo il pm milanese Fabio Napoleone né Tronchetti né l’amministratore delegato Carlo Buora ne sapevano niente e infatti i loro nomi non compaiono nella lista di 34 persone incriminate che il magistrato ha steso alla fine di tre anni d’inchiesta e di una collezione di 169 faldoni zeppi di atti giudiziari. Il principale imputato del caso – cioè Giuliano Tavaroli – si è però fatto intervistare da Repubblica, ha ribadito che i vertici dell’azienda sapevano tutto e ha tirato in mezzo Fassino e D’Alema dichiarando che un certo conto estero – detto Oak Fund (letteralmente ”Fondo Quercia”) – faceva capo a loro. Smentite indignate e solidarietà in Parlamento di tutte le parti politiche. [Giorgio Dell’Arti]