vanity, 25 agosto 2008
La festa dell’Unità cambia nome
• Mentre Renato Soru, nuovo padrone dell’Unità, è riuscito a insediare alla testa del giornale Concita De Gregorio – con gran dispetto di Antonio Padellaro e Furio Colombo, i due numi della vecchia gestione – la festa intitolata al quotidiano muore per sempre. Si chiama adesso Festa del Partito democratico e la sua prima edizione è in corso a Firenze. Sia chiaro, gli organizzatori sono sempre quelli e dunque i servizi di svago, ristorazione e dibattito sono all’altezza della tradizione. Ma il cambio di nome non è privo di sostanza: il presidente del Consiglio in carica, Silvio Berlusconi, non è stato invitato. E l’uomo che più ha fatto per unire le forze del centro-sinistra, cioè Romando Prodi, ha respinto l’invito a partecipare. Lo stesso Pd appare attraversato, in questo momento, da potenti forze dissolutrici: la struttura periferica del partito è in aperta polemica con i sindaci e i governatori più prestigiosi (Chiamparino a Torino, lo stesso Soru in Sardegna e qualche problema si intravede anche a Firenze), perché questi eletti dal popolo non rispettano, nella distribuzione delle poltrone, i desideri dei capi locali e gli equilibri delle correnti che fanno localmente la forza del Pd. Enrico Letta, che fu tra i principali collaboratori di Prodi, ha denunciato in un’intervista il problema di «un partito delle minoranze» che non riesce a unirsi intorno a una leadership. Domenica scorsa, alla Festa democratica, sono andati a parlare Bossi, Tremonti e Calderoli. «Il federalismo fiscale» hanno detto «bisogna farlo insieme». Applausi. Ma fischi quando un gruppo di leghisti poco consapevoli ha cominciato a sbandierare bandiere verdi. [Giorgio Dell’Arti]