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 2008  ottobre 20 Lunedì calendario

Il Pd prepara una manifestazione

• L’opposizione, su questa faccenda dell’inquinamento, non se l’è presa poi troppo, dato che, oltre tutto, c’è da tener conto di Confindustria, ben decisa a non tirare fuori una lira per questo tipo di spese. Il Partito democratico è invece scatenato sulla scuola e ha preparato la grande manifestazione antiberlusconiana del 25 ottobre (sabato prossimo a Roma) con una serie di cortei e occupazioni in tutto il territorio nazionale di professori, genitori e studenti. Sono stati portati in piazza anche dei bambini delle scuole elementari, fatto stigmatizzato da molte parti. In ogni caso: Veltroni e i suoi non amano le norme contenute nel decreto Gelmini, che prevedono il ritorno al maestro unico nelle elementari, la possibilità per gli istituti di far indossare una divisa (grembiule) agli studenti, la bocciatura col 5 in condotta. Il maestro unico significa un minor bisogno di personale scolastico e i sindacati stanno naturalmente facendo le barricate. Il governo ha poi tagliato anche i finanziamenti alle università e questo ha messo sul piede di guerra gli atenei. Infine la Lega ha fatto votare una mozione che prevede di mettere in classi separate i bambini stranieri che ancora non sappiano l’italiano: dicono che si tratterà di corsi-ponte, al termine dei quali i piccoli saranno ammessi nelle classi normali. Ma i democratici e gli altri della sinistra sostengono invece che si tratta di vere e proprie classi differenziali dove gli stranieri verranno segregati. Conclusione: «Il governo è razzista». La sollevazione generale degli addetti ai lavori non sembra tuttavia aver smosso granché né la Gelmini né Tremonti né Berlusconi: i sondaggi di tutti gli istituti – compreso il più recente realizzato da Mannheimer per il Corriere della Sera – dicono che almeno il 60% degli italiani è d’accordo con la politica inaugurata dal ministro. Sì al grembiule, al cinque in condotta e anche al maestro unico, con il quale siamo stati educati quasi tutti e senza troppo danno. [Giorgio Dell’Arti]