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 2008  ottobre 20 Lunedì calendario

Nuovi vincoli antiinquinamento

• I principali avversari di questo tipo di dubbi (che hanno nel filosofo Serge Latouche, teorico della decrescita, il loro principale cantore) sembrano proprio gli italiani. Invitati dall’Europa a mettersi in regola con le norme antiinquinamento, gli italiani – nelle persone di Berlusconi, Matteoli, Frattini, Prestigiacomo e, insomma, il governo – hanno risposto che rispettare i nuovi vincoli antiinquinamento significherebbe riorganizzare tutto il nostro sistema produttivo, un’operazione dai costi elevatissimi e che, specialmente in un momento di crisi come questo, risulterebbe insostenibile. «Se cominciamo a chiedere alle imprese di investire contro l’inquinamento, le imprese se ne andranno all’estero». «A che serve tutta questa smania ecologica, se poi Cina e Stati Uniti non aderiscono a nessun accordo e avvelenano lo stesso l’atmosfera?». Eccetera. La richiesta europea si basa sulla regola dei «tre 20», fissata l’anno scorso e che imporrebbe agli stati aderenti (27, tra cui l’Italia) di aumentare del 20% l’efficienza energetica (fare le stesse cose col 20% di energia in meno), di emettere il 20% in meno di anidride carbonica, di produrre almeno il 20% di tutta la nostra energia con fonti rinnovabili (sole, vento). Questo entro il 2020. L’Italia, vista la crisi, vuole invece che si fermi tutto per un anno in modo da calcolare bene i costi e tentare di far entrare nell’accordo anche cinesi e americani. Le vanno dietro dieci paesi soprattutto dell’Est europeo. Dall’altra parte ci sono francesi, tedeschi e spagnoli, che insistono. Per ora gli italiani hanno ottenuto che nessuna decisione sia presa pima di un paio di mesi. [Giorgio Dell’Arti]