vanity, 17 novembre 2008
Il sindacato e la crisi
• Il sindacato – generalmente parlando – sembra essere giunto impreparato a questo momento di crisi. Ci sono obiettivamente poche risorse da spartire e questo rende confederali e autonomi meno forti. Inoltre, i sindacati, nel corso degli ultimi trent’anni, hanno progressivamente modificato il loro profilo, trasformandosi da organizzazioni che parlano a nome di coloro che rappresentano in centri di potere e/o di gestione del potere. Epifani e la Cgil, che discutono accanitamente di contratti di lavoro e di questioni salariali, hanno poi una massa di iscritti che è in gran parte formata da pensionati (tra il 60 e il 70%). Il punto di crisi più istruttivo è quello dell’Alitalia. Qui i cinque autonomi che non hanno potuto firmare l’accordo con Cai perché questo avrebbe significato la loro scomparsa (in quanto centri di potere), si sono visti scavalcare durante un’assemblea a Fiumicino da 150 irriducibili che non si sentivano rappresentati, hanno fatto spallucce di fronte alla proclamazione di uno sciopero bianco (paralizzare tutto applicando alla lettera i regolamenti) e hanno voluto incrociare le braccia immediatamente e per ventiquattr’ore. Li sollecitava all’azione senza indugi anche un messo di Di Pietro, mandato sul posto a soffiare sul fuoco (era il senatore Stefano Pedica). Caos indescrivibile, che si è prolungato tutta la settimana (tra martedì e mercoledì sono stati cancellati quasi 200 voli) e che continuerà a tormentare anche i viaggiatori di questa. Il governo, per bocca di Sacconi e Matteoli, ha intanto fatto sapere che procederà contro gli irriducibili, ai quali saranno applicate le sanzioni del caso (512 euro per ogni giorno di sciopero). I voli sono un pubblico servizio e non possono essere sospesi senza preavviso. [Giorgio dell’Arti]