vanity, 17 novembre 2008
Le tredicesime degli italiani
• Le tredicesime non saranno detassate e gli 80 miliardi stanzati dal governo per affrontare la crisi (annuncio da Washington di sabato 15 novembre) serviranno soprattutto a diminuire gli anticipi di fine anno: di regola saremmo costretti entro fine dicembre a versare il 97% dell’Irpef 2009 e, le imprese, il 100% dell’Ires. Un decreto metterà inoltre a disposizione prestiti di 5000 euro restituibili al 4% per i neonati di famiglie numerose, renderà certi i pagamenti ai fornitori dello Stato (paurosamente in ritardo con tutti), renderà disponibile la social card da 400 euro per gli acquisti delle fasce di reddito più basse e consentirà di pagare l’Iva al momento dell’incasso e non al momento dell’emissione delle fatture. Il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, ha giudicato le misure di cui sopra «pochissima cosa», «la maggior parte degli 80 miliardi era già stata stanziata», «ci vuole la detassazione delle tredicesime e l’estensione degli ammortizzatori sociali ai precari e ai lavoratori delle piccole e medie imprese», «ci vuole un confronto con tutti alla luce del sole», eccetera. La detassazione delle tredicesime e l’estensione degli ammortizzatori sociali sono chieste a gran voce anche dai commentatori liberal Alesina, Giavazzi e Tabellini, i quali sostengono che a saltar per aria saranno nei prossimi mesi aziende di tutti i tipi e non è giusto che la cassa integrazione soccorra solo i lavoratori meglio rappresentati. Alesina e Tabellini raccomandano pure che i sussidi non siano costruiti in modo «da disincentivare la ricerca di un nuovo lavoro» e suggeriscono di trovar soldi intervenendo sul comparto pensioni. Proprio poche ore prima di questo intervento, la Ue ci aveva ammonito di trattar tutti allo stesso modo sollecitandoci quindi a mandare in pensione a 65 anni anche le donne. [Giorgio Dell’Arti]