vanity, 21 maggio 2009
Berlusconi all’assemblea di Confindustria
• C’è l’assemblea della Confindustria, parla la presidente Emma Marcegaglia, si occupa di crisi, occupazione, necessità di interventi dello Stato, ecc.. Alla fine, invita il premier, seduto in prima fila accanto a Fini, a salire sul palco e salutare gli imprenditori. Berlusconi sale e lo accoglie un’ovazione, finita la quale parte in quarta: tralascia del tutto i temi tipici di quella riunione (il Pil, la recessione ecc.), ricomincia a pestare sui giudici («alcuni sono pericolosi, più per i cittadini che per me»), soprattutto introduce a sopresa un nuovo tema polemico: il presidente del Consiglio non ha poteri, l’unica istituzione che conta è il Parlamento, «pletorico, 630 deputati quando ne basterebbero 100, inutile, alcuni parlamentari non si vedono mai, perché imprenditori, professionisti che hanno cose più importanti da fare che stare lì per un giorno con le mani dentro la scatoletta del voto e votare centinaia di emendamenti..., non sanno neanche quello che votano, si limitano a guardare il capogruppo per sapere se devono dire sì o no...». Segue il solito bailamme: Fini difende deputati e senatori («Il Parlamento è un interlocutore ineludibile…»), altri membri dell’opposizione ricordano che le Camere non sono state poi così inefficienti quando s’è trattato di approvare proprio il lodo Alfano o la riforma federalista voluta dalla Lega. [Giorgio Dell’Arti]