vanity, 1 giugno 2009
Chiusa la faccenda Opel
• Una telefonata tra Angela Merkel e Obama ha chiuso la faccenda Opel, assegnata dopo una trattativa lunghissima ed estenuante agli austro-canadesi della Magna, cioè ai russi di Putin e del finanziere-avventuriero Oleg Deripaska. Il buffo è che in definitiva si tratta di una statalizzazione e di nuovo tipo: Magna avrà infatti solo il 20% del capitale, mentre il resto delle azioni andranno alla banca russa Sberbank (35%), a General Motors (35%) e ai sindacati tedeschi (10%). Ora Sberbank è una banca pubblica e General Motors, finalmente fallita lunedì, verrà controllata per il 70% dal governo americano, dato che Obama ha intenzione, per tenerla in vita, di metterci dentro una cinquantina di miliardi. Opel dunque è stata statalizzata e appartiene contemporaneamente ai russi e agli americani. Però anche ai tedeschi, dato che l’operazione è andata in porto solo perché la Merkel s’è impegnata a deliberare un prestito di un miliardo e mezzo, fatto che dà a Berlino e al governo tedesco parecchia voce in capitolo. Ago dell’operazione è stato l’ex cancelliere socialdemocratico Schroeder, un formidanile lobbista messo da Putin a capo dell’oleodotto Nord Stream Ag, che andrà da Vyborg alla regione di Greifswald. La Fiat ha perso perché non ha saputo parlare col sindacato Ig Metall e perché i tedeschi, ma anche gli italiani, dipendono troppo dal gas russo per poter fare sgarberie a Putin sulle cose a cui Putin tiene davvero. E il premier russo voleva ad ogni costo Opel, per inserirsi in una realtà tecnologicamente avanzata d’Occidente. La partita non è ancora del tutto chiusa, però: Opel perde almeno tre miliardi di euro l’anno e il prestito da un miliardo e mezzo del governo di Berlino risolverà perciò il problema non solo temporaneamente ma anche per metà. Il resto dovrà farlo il management e qui – lo riconoscono anche molti giornali tedeschi, divenuti anti-russi il giorno dopo – era meglio Marchionne. [Giorgio Dell’Arti]