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 2010  agosto 30 Lunedì calendario

La guerra tra Berlusconi e Fini

• L’estate sta finendo e si stila il bilancio della gran guerra di Berlusconi a Fini. L’idea generale è che Berlusconi abbia perso. Martedì 24 agosto il Cavaliere ha ricevuto Bossi a Villa Campari sul Lago Maggiore e qui anche il capo della Lega ha preso atto che la scommessa sulle elezioni, almeno per ora, va abbandonata: la crisi di governo non garantisce il voto perché Napolitano potrebbe cercarsi un’altra maggioranza e un altro presidente del Consiglio; e l’eventuale voto non garantisce una forza maggiore in Parlamento perché al Senato il tandem Pdl-Lega potrebbe non avere la maggioranza. Berlusconi, a sua volta, ha dovuto abbandonare l’idea di imbarcare l’Udc: il capo della Lega, se proprio deve scegliere, preferisce Fini. Il saldo estivo è perciò questo: il Cavaliere, con l’uscita dei finiani, è più debole in Parlamento e non ha speranza di rinforzarsi con un voto. Per converso, Bossi e Tremonti sono diventati pericolosi concorrenti, Fini e i finiani non smettono di dettar condizioni, Casini è rientrato in gioco e persino il Pd dà segni di vita. Naturalmente molte cose possono ancora succedere, ma l’operazione, dal punto di vista del Cavaliere, somiglia allo stato dei fatti a un disastro.

• Domenica prossima Fini parlerà a Mirabello, in occasione della Festa tricolore, e, con un discorso al Paese, detterà le sue condizioni per un armistizio. Berlusconi avrà a quanto pare da scegliere tra due opzioni: azzerare tutto, riaccogliere i reprobi nel Pdl, ridare la vicepresidenza dei deputati a Bocchino, disdire la convocazione dei probiviri e insomma fare come se nulla fosse successo. Oppure garantire al partito di Fini che, in caso di elezioni, sarà ammesso all’alleanza col centro-destra. Casini ha fatto sapere che non voterà mai il processo breve. Bersani vuole riaggregare intorno al Pd i pezzi sparsi della sinistra, costituendo quindi un Nuovo Ulivo, e stringere poi un’alleanza con i non-berlusconiani di centro-destra (Casini, Fini, Rutelli). Secondo lui prima o poi Berlusconi cadrà, e bisogna prepararsi a varare un governo che cambi la legge elettorale e poi chiami il Paese alle urne. Dice che persino Bossi potrebbe essere tentato da una nuova legge elettorale.

 • Il Cavaliere è pronto a star dietro a Bossi e a riaccogliere in qualche modo Fini a quest’unica condizione: nessuno nella maggioranza deve ostacolare l’approvazione, alla Camera, della legge sul “processo breve”, nello stesso testo che è stato già varato al Senato. Questa legge riguarda i processi penali per reati che prevedono condanne inferiori a dieci anni e ne stabilisce l’estinzione se il giudizio di primo grado non è concluso entro tre anni, quello d’appello in due e quello della Cassazione in diciotto mesi. Nel caso dei processi in corso, cioè per reati commessi (eventualmente) prima del maggio 2006, il primo grado del processo è però limitato a due anni. Questo punto della legge mette in salvo Berlusconi dai processi che lo riguardano: sarebbero tutti prescritti. Berlusconi vuole che il processo breve diventi legge prima di dicembre, perché a quella data la Corte potrebbe cancellare la legge sul legittimo impedimento e in questo caso, senza più protezioni, il prossimo marzo il premier potrebbe vedersi condannato nell’ambito del processo Mills. Sarebbe una sentenza di primo grado, quindi non esecutiva. Ma il capo del governo verrebbe bollato, dalla giustizia italiana, come “corruttore”. Difficile restare in sella dopo un giudizio simile. [Giorgio Dell’Arti]