vanity, 25 settembre 2010
L’affare della casa di Montecarlo
• L’isola di Saint Lucia è uno
staterello di 150 mila abitanti nel mar delle Piccole Antille, a nord del
Venezuela. Tormentato dagli uragani, si arricchisce grazie alle banane, al
turismo e alle società off shore. Due di queste società off shore si chiamano
Printemps e Timara ltd. Sono i due trust al portatore che stanno dietro
all’affare della casa di Montecarlo, abitata da Giancarlo Tulliani, il cognato
di Fini. Saint Lucia ha un primo ministro, di nome Stephenson King, e un
ministro della Giustizia, di nome Rudolph Francis. All’inizio della settimana
scorsa due giornali dominicani (San Domingo è a un migliaio di chilometri da
Saint Lucia) hanno pubblicato due articoli identici in cui si raccontava che
Francis (il ministro) aveva scritto a King (il premier) per fargli sapere che
«abbiamo investigato le compagnie Printemps Limited e Timara Limited […].
Queste compagnie […] sono collegate all’acquisto di un appartamento che era di
proprietà di un partito politico italiano e che si trova a Monaco […] Dai
documenti è stato possibile accertare che il proprietario beneficiario
(beneficial owner) è il signor Giancarlo Tulliani». Questi due pezzetti,
avvistati dal bravo Roberto D’Agostino, sono finiti su Dagospia e di qui sono
stati ripresi dal Giornale e da Libero, che li hanno presentati con titoli
enormi, del genere «Ecco la prova» eccetera.
• A ventimila chilometri di
distanza, cioè in Italia, era in corso in quel momento una serrata trattativa
tra gli emissari di Fini e quelli di Berlusconi per concordare testi
legislativi sulla giustizia capaci di evitare al premier i soliti guai con la
magistratura italiana. Lette le rivelazioni del Giornale e di Libero, Fini ha
immediatamente rotto le trattative facendo presagire la fine di ogni possibile
rapporto con Berlusconi. La tesi dei finiani era questa: la lettera di Francis
è un falso fabbricato ad arte, oltre tutto non è neanche scritta sulla carta
intestata giusta, Saint Lucia è da un pezzo piena di agenti segreti al servizio
di Berlusconi e di giornalisti pagati non si sa da chi, insomma si tratta
dell’ennesima montatura del presidente del Consiglio che con le sue ricchezze è
in grado di comprare chiunque. Fini annunciava per la mattina dopo un
video-messaggio da trasmettere attraverso i siti finiani Generazione Italia e
Farefuturo. In questo video-messaggio, finalmente, sarebbe stata detta la
verità.
• Ma, poco dopo questo annuncio, da Saint Lucia arrivava la notizia
che alle 18.00 (largamente in tempo per i fondamentali tg italiani delle 20,
dunque) lo stesso Francis avrebbe tenuto una conferenza stampa per chiarire la
faccenda. Palpitazione planetaria e alle 18, effettivamente, ecco Francis di
fronte a un gruppetto di giornalisti italiani in felice trasferta nel paradiso
fiscale (e soprattutto naturale). Conferenza stampa di tre minuti: «Sì, il
documento è mio, l’ho compilato io. Questo tipo di documenti viene emesso
quando il nome del nostro Stato viene citato in caso di inchieste o notizie
giornalistiche. Raramente queste carte arrivano all’attenzione della stampa, ma
in questo caso era giusto farlo. Non vogliamo che il nostra sistema economico
venga danneggiato da vicende del genere. Il nostro governo aprirà un’inchiesta
su questa storia». Insomma, la lettera era vera e, di conseguenza, la casa di
Montecarlo sarebbe davvero di Giancarlo Tulliani.
• È sabato, e l’Italia intera attende il video-messaggio del presidente
della Camera. L’aveva promesso per la mattina, ma passano le ore e non succede
niente. Si saprà poi che, in quel lasso di tempo, Fini ha tempestato di urli il
cognato per farsi dare la prova che l’appartamento di Montecarlo non è suo (e
quello invece niente). Intorno alle cinque si viene a sapere che il
video-messaggio sarà messo in rete alle 19. Mentana anticipa di un’ora il tg de
La7, i quotidiani tengono le prime pagine aperte. Ecco finalmente le sette di
sera, Fini parla e per la prima volta ammette: «Certo anche io mi chiedo, e ne
ho pieno diritto visto il putiferio che mi è stato scatenato addosso, chi è il
vero proprietario della casa di Montecarlo. È Giancarlo Tulliani, come tanti
pensano? Non lo so». Poi aggiunge: «Se dovesse emergere con certezza che Tulliani
è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a
lasciare la Presidenza della Camera». Anche se gli attacchi impliciti a
Berlusconi non sono mancati («io non ho né denaro né barche né ville intestate
a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste
società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare
meno tasse», oppure: «in 27 anni di Parlamento e 20 alla guida del mio partito
non sono mai stato sfiorato da sospetti di illeciti e non ho mai ricevuto
nemmeno un semplice avviso di garanzia»), il messaggio si è chiuso con un
invito al dialogo: continuando così, «con le insinuazioni, con le calunnie, con
i dossier, con la politica ridotta ad una lotta senza esclusione di colpi per
eliminare l’avversario si distrugge la democrazia. Fermiamoci tutti prima che
sia troppo tardi. Riprendiamo il confronto: duro, ma civile. Mi auguro che
tutti, a partire dal presidente del Consiglio, siano dello stesso avviso».
• Mentre scriviamo il dialogo tra berlusconiani e finiani è ripreso,
proprio grazie alla chiusa del discorso. Il momento topico sarà mercoledì 29
settembre, compleanno di Berlusconi e giorno del suo fatidico discorso alla
Camera in cui verranno esposti i cinque punti programmatici dei prossimi tre
anni di legislatura. È possibile che il premier non chieda la fiducia, è
possibile che voglia addirittura evitare il voto. È possibile anche che chieda
ufficialmente, in piena Montecitorio, le dimissioni di Fini da presidente della
Camera. Gli esperti prevedono in ogni caso una crisi a breve e, probabilmente,
un governo tecnico che rifaccia la legge elettorale.
[Giorgio Dell’Arti]