vanity, 29 settembre 2010
Berlusconi alla Camera
• Berlusconi s’è presentato alla Camera alle 11 del mattino di oggi, giorno in cui compie anche 74 anni. Ha pronunciato un discorso assai prudente: niente processo breve, nessuna richiesta di dimissioni per Fini, che dall’alto del suo scranno di presidente lo sovrastava. Il premier ha svolto diligentemente il compitino sui cinque punti (federalismo, fisco, giustizia, Sud e sicurezza), sterilizzato fino all’ultimo di ogni sottinteso polemico da Gianni Letta. Operazione inutile, come si è visto poi al momento del voto di fiducia: il governo ha ottenuto un sostegno ampio – 342 sì e 275 no -, ma andando a fare i conti per bene s’è visto che, togliendo i finiani e i siciliani di Lombardo (Mpa), Pdl e Lega raccolgono 304 voti, cioè sono molto lontani da quota 316, quella che garantisce la maggioranza assoluta. Questo significa che, su qualunque provvedimento, Berlusconi e Bossi dovranno trattare con Fini e concedergli, se non vogliono andar sotto, tutto quello che vuole. Il giorno dopo, il Senato, dove i finiani sono invece troppo deboli per impensierire chicchessia, ha naturalmente confermato la fiducia. Discorsi da ricordare per la loro violenza: quello di Di Pietro alla Camera, che ha indotto il premier ad alzarsi e chiedere a Fini di far qualcosa («piduista», «ricattatore», «pregiudicato illusionista», «stupratore della democrazia», «serpente a sonagli», «imputato Berlusconi, hai 64 società off shore», ecc.) e quello di Ciarrapico al Senato che ha dato del giuda a Fini e ai suoi con la metafora: «si saranno già riforniti delle kippah», cioè dei copricapo che gli ebrei adoperano durante le cerimonie religiose. L’espressione ha suscitato una quantità di proteste, specialmente dalla comunità ebraica. [Giorgio Dell’Arti]