vanity, 22 novembre 2010
Il caso Carfagna
• Berlusconi sottovaluta il caso
Carfagna (chiamata all’improvviso «signora Carfagna…), ma ha forse torto. Si
tratta di questo: a un tratto, nel pomeriggio di giovedì 18 novembre, l’Ansa ha
battuto un dispaccio secondo cui il ministro delle Pari Opportunità, Mara
Carfagna, avrebbe deciso di dimettersi il prossimo 15 dicembre per insanabili
contrasti con i vertici campani del partito e per gli attacchi «volgari e
maligni» di Giancarlo Lehner, Alessandra Mussolini e Mario Pepe, tutti
berlusconiani. Due giorni dopo, attraverso un’intervista al “Mattino”, la
conferma ufficiale: la Carfagna spiega che in Campania «è in corso una guerra
tra bande dove vige la prepotenza e l’arroganza», «mi viene impedito di
battermi a favore della legalità» eccetera. Il casus belli politico riguarda la
costruzione di altri due termovalorizzatori in Campania, uno dei quali dovrebbe
essere collocato nella provincia di Salerno. A chi spetterà la gestione dei
finanziamenti (valutabili in miliardi di euro)? Fino al consiglio dei ministri
di una settimana fa, proprio alle Province. Nel caso di Salerno: al presidente
di quella provincia, Edmondo Cirielli, legato al coordinatore campano del Pdl
Nicola Cosentino, inquisito per supposti rapporti con la camorra. Carfagna
aveva ottenuto che la gestione dei termovalorizzatori fosse affidata a un
commissario, individuato nella persona del presidente della Regione, Stefano
Caldoro (Pdl anche lui), ma «quando il Consiglio dei ministri ha accettato la
mia proposta, Cosentino, Cesaro e altri si sono ribellati minacciando di non
fare entrare i deputati campani in aula per votare la Finanziaria» (così
nell’intervista al “Mattino”). Il Cavaliere credeva di aver risolto il contrasto
affidando la faccenda a Regione e Provincia insieme, e la Carfagna a questo
punto ha annunciato le dimissioni da tutto (ministero, governo e parlamento).
Ha fatto capire che potrebbe confluire nel movimento Forza Sud, appena fondato
dal siciliano Gianfranco Miccichè (quello che nel 2001 fece fare cappotto in
Sicilia a Berlusconi, 61 seggi al centro-destra, 0 al centro-sinistra). Altri
la accusano di intese sotterranee con Bocchino e quindi di una naturale
confluenza nel gruppo dei finiani. L’anno scorso, presentandosi alle Regionali,
la Carfagna ottenne 58 mila preferenze, un numero davvero alto. Potrebbe anche
puntare alla poltrona di sindaco di Napoli. Berlusconi è infuriato («l’ho
creata io e mi fa questo»), le ha parlato per telefono e non si sa neanche se
la riceverà per tentare una qualche opera di persuasione.
• Come mai la data delle dimissioni di Mara Carfagna è stata fissata
al 15 dicembre? Perché il 14 dicembre, subito dopo aver approvato la
Finanziaria, Camera e Senato voteranno insieme la fiducia a Berlusconi, una
procedura mai seguita in passato e inventata da Napolitano per sanare il
contrasto tra Berlusconi, che voleva andare prima al Senato, e Fini che voleva
il voto prima alla Camera. In quello stesso 14 dicembre, la Corte Costituzionale
dovrebbe emettere la sua sentenza sulla legge del cosiddetto “legittimo
impedimento”, cioè dichiarare se è costituzionale o no. Una data-chiave,
quindi. In attesa della quale i partiti si stanno posizionando con un
tatticismo esasperato. Fini sta ammorbidendo i toni del suo attacco (un
video-messaggio in cui si richiamano tutti al senso di responsabilità,
l’annuncio che il Fli non voterà la sfiducia a Bondi), domenica Casini ha
cautamente aperto a Berlusconi, dicendosi disponibile a un Berlusconi bis, però
senza la Lega. La Lega ha ricominciato a chiedere le elezioni, sostenendo che
una maggioranza a Montecitorio di un paio di voti servirebbe a poco. Berlusconi
sta facendo infatti campagna acquisti tra i deputati, spaventati dalla
prospettiva di uno scioglimento delle Camere (niente pensione), e secondo
calcoli del lunedì mattina avrà la fiducia anche nell’aula di Fini, per un 318
voti. La sinistra è fuori gioco, la lotta si svolge tutta a destra. Bersani ha
oltre tutto subito un grosso smacco a Milano dove, alle primarie per la
candidatura a sindaco della città, il suo candidato Stefano Boeri ha perso
nettamente contro il vendoliano avvocato Giuliano Pisapia, già rifondarolo e
noto ipergarantista. [Giorgio Dell’Arti]