16 dicembre 1969
Tags : Stragi italiane
Il confronto. «È lui»
Pietro Valpreda è a Roma da ieri sera. È già stato interrogato in questura. Nel primo pomeriggio gli viene detto che deve prepararsi a un confronto. Con un tassista. Finora nessuno gli ha contestato gli attentati del 12 dicembre. Il confronto è al palazzo di Giustizia, nell’ufficio del giudice Occorsio. «Valpreda dovrà comparire assieme ad altre quattro persone: e – fra i cinque uomini – il teste, il tassista, appunto, dovrà dire se ne riconosce qualcuno. (...) Valpreda indossa gli stessi abiti con cui è stato trasferito, ventiquattr’ore prima (ma sembrano un’eternità) da Milano: “Avevo il mio cappotto, e sotto avevo una camicia che due giorni prima era bianca e una cravatta verde scuro (...) si vedeva un po’ di barba. Due o tre giorni di barba”. Gli altri partecipanti al confronto sono poliziotti. Vestono in borghese, ovviamente: “Bei freschi, sbarbati, ben vestiti, che uscivano sia dal bagno che dal barbiere ed erano portati lì bei lindi, puliti, e io ero lì in mezzo – ricorda Valpreda – che cascavo di sonno, morto di fame, morto di paura... (...) È entrato questo tassista, m’ha guardato così e fa: ‘È lui’. E io ho fatto per parlare e ho detto: ‘Ma m’hai guardato bene?’, e lui è rimasto un po’ lì, e fa: ‘Be’... se non è lui, chi el gh’è no’”». [Boatti 1999]