15 dicembre 1969
Tags : Stragi italiane
Milano dà l’addio ai suoi morti
Alle 11, nel Duomo di Milano, i funerali delle vittime di
piazza Fontana. La televisione trasmette la cerimonia in diretta, dalle 10, sul
Nazionale. «Anche il cielo s’è messo il velo nero del lutto. A mezzogiorno,
quando le bare dei martiri di piazza Fontana hanno cominciato a uscire dalla
cattedrale, portate a spalla dagli uomini del Comune, s’è fatto buio, quasi all’improvviso,
e i lampioni della piazza hanno forato la nebbia scura. È sembrato un segno
soprannaturale. In questo buio, Milano ha detto addio ai suoi morti. (...) Non
ci dovevano essere cortei, e non ci sono stati. Ma forse la precauzione non
serviva. Sotto la scritta listata a lutto appesa alla facciata della sua
cattedrale, “Milano s’inchina alle vittime innocenti e prega pace”, la gente ha
ritrovato la concordia.
Fra le decine di migliaia di
persone che gremivano il sagrato e la piazza gelida bagnata, c’erano gli operai
in tuta blu con il nome della ditta cucito sul petto, fraternamente accanto ad
altri uguali operai, in uniforme, agenti e carabinieri. C’erano studenti colmi
di questa e quella dottrina, c’erano vecchine e ragazze vestite come vuole la
buffa moda, contestatori e borghesi, poveri e ricchi, moderati ed estremisti di
tutte le frange di destra e di sinistra. C’erano gli avversari di ieri e forse
di domani. Non di oggi. Oggi era giorno di dolore, di preghiera, non di
passioni. (...) Poi, dalla chiesa, portata dagli altoparlanti, è giunta la voce
dell’arcivescovo (il cardinale Giovanni Colombo) a diffondere brividi, planando
sulla piazza: “La mano proditoria e furtiva di Caino ha sorpreso fratelli
inermi e ignari e ne ha fatto strage (...)”». [Paolo Bugialli, Cds 16/12/1969]
• Ventimila persone nella cattedrale, trecentomila nella
piazza («gente sull’Arengario, gente sul monumento a Vittorio Emanuele, gente
sul tetto del “Motta”») e nelle vie adiacenti: «Una testimonianza
incancellabile di compostezza, di civiltà, di democrazia. La testimonianza di
essere una Nazione sana, capace di uscire anche dalle situazioni più difficili,
in grado di superare la paura e l’ira più cupe come in quel momento le superava
Milano con la presenza su quella piazza della povera gente di tutti i giorni,
donnette, operai, impiegati, studenti, pensionati che – in silenzio, senza
isterismi, senza gridi o saluti di nessun colore – davano l’ultimo addio alle
vittime dell’attentato». [Giampaolo Pansa, Sta. 16/12/1969] Quando i 14 furgoni
con le bare escono dal duomo e percorrono la piazza verso Cordusio lentamente,
in mezzo alla folla, studenti e ragazze gettano rose rosse che portano annodato
al gambo un nastrino tricolore. [Cds 16/12/1969]