28 dicembre 1908
Tags : 1908 – Messina e Reggio, il nostro tsunami
Crolla tutto: balconi, muri, finestre
«Noi dormivamo ancora; a un tratto fummo svegliati dal tremore dei vetri e dal letto fummo sbalzati subito a terra. Pioveva a dirotto, il cielo era nerissimo. Tutti in famiglia ci mettemmo a gridare: “È il terremoto, aiuto!”, mentre da ogni parte altre voci invocavano “Aiuto! Soccorso!”. Un brivido di morte ci fece tremare per qualche minuto. L’armadio della nostra camera da letto cadde con gran fracasso. Fuggii in camicia come una pazza seguendo mio fratello e mia sorella; ma sulla via ci perdemmo. Trovai altri che fuggivano e gridavano... mentre sulle vie cadevano balconi, muri, finestre e l’acqua era tanta che affondavamo fino alle ginocchia. Verso la marina il fango era enorme. Il mare mugghiava sinistramente; la passeggiata era tutta un lago. Come giunsi al porto non so: fui spinta da urti, da braccia ignote e da ignota forza... Mi sentivo correre dietro la morte. Temevo di soccombere, di cadere, di essere travolta nella fanghiglia, nell’acqua: Mio Dio, qual terrore! Dove saranno mio fratello Carlo, mia sorella Carmela?» (Antonietta Lipori – imbarcata a Messina sul piroscafo Montebello e arrivata oggi stesso a Catania ferita, «pressoché ignuda» – in un dispaccio del Messaggero da Catania). [Cds, 29/12/1908]