20 marzo 1861
La resa di Civitella del Tronto
Alle 11 del mattino le truppe del luogotenente generale Mezzacapo entrano nella piazza di Civitella del Tronto. «I guasti prodotti dalla nostra artiglieria sono immensi, il forte è un mucchio di rovine», scrive Mezzacapo nel telegramma che annuncia al ministro della Guerra la resa dell’ultimo, piccolo baluardo borbonico. La guarnigione prigioniera viene condotta ad Ascoli. Fucilati alle spalle il sergente maggiore Massinelli, che comandava la guarnigione, e il capo dei briganti. «Massinelli è morto piangendo, scongiurando, chiedendo misericordia, mostrando infine la massima vigliaccheria». Il capo dei briganti ha dimostrato invece «una qualche intrepidezza». Massinelli, che si era ribellato mesi fa al proprio comandante usurpandone i poteri, voleva continuare a tenere il forte sotto assedio, il presidio s’è ribellato a sua volta contro di lui. [Op. 23/3/1861, Un.It. 28/3/1861] (secondo Rizzo e Stella, che puoi leggere qui, i fucilati furono tre, Domenico Massinelli, Supino di Bonaventura da S. Egidio e il frate Leonardo Zilli) • «Alla fine, furono 7.800 i proiettili caduti sulla fortezza per circa 6.500 chilogrammi di esplosivo» (leggi qui il racconto di Giuseppe Galasso)