14 marzo 1861
L’Italia che non può festeggiare
Venezia – La polizia austriaca, dopo le manifestazioni che il 18 febbraio hanno accompagnato l’apertura del primo parlamento italiano, ha preso misure molto severe. Per tutta la giornata è fatto divieto di muoversi ai gondolieri. Barche cannoniere sono ormeggiate in alcuni punti del Canal Grande e di quello di San Marco. In mattinata è chiusa la maggior parte delle botteghe, a dispetto delle ingiunzioni di ieri. Il commissario superiore di polizia Meischner de Meischnau, seguito da cinquanta sbirri, ne ha fatte aprire molte per forza. Nel pomeriggio comunque grande passeggiata sulla riva degli Schiavoni. [G.Po. 16/3/1861, Op. 17/3/1861]
Verona – Da mezzogiorno di oggi e fino a domani le fioraie non possono fare mazzolini di fiori, e qualora ne vendessero un mazzo sono obbligate a ritirare le generalità del committente e comunicarle alla polizia. I parroci devono tenere in custodia le chiavi dei campanili e notificare alla polizia i nomi di chi ordinasse per oggi la celebrazione di una messa. I negozi sono chiusi. Manifestazione nel pomeriggio. Alle sei scoppiano in vari punti fuochi di bengala a tre colori, con petardi. Diversi arresti in serata. Le forze austriache che occupano la provincia veronese e il contado mantovano, senza comprendere Mantova e i paesi di oltre Po, ammontano a 58.600 soldati (20.000 solo a Verona e dintorni). [G.Po. 17/3/1861, Op. 20/3/1861, Gi.Na. 23/3/1861]
Padova – Per tutta la giornata un battaglione di fanteria è schierato sulla piazza della basilica del Santo, impedendo la messa. Grande passeggio fuori porta Codalunga dalla città alla stazione del treno. A tarda sera un battellino senz’alcuno a bordo percorre il canale-naviglio con «vaghi trasparenti colori, illuminati internamente, e fregiati delle iscrizioni “Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia”». [Op. 17/3, 20/3/1861]
Udine – Un centinaio di tricolori sono spiegati per le vie principali. [Op. 17/3/1861]