Notizie tratte da: Notizie tratte da: Amalia Signorelli, La vita al tempo della crisi, Einaudi, Torino, pagg. 110, € 12, 8 novembre 2016
Tags : Demografia Italia
LIBRO IN GOCCE NUMERO 114 (La vita al tempo della crisi) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca Natalità
LIBRO IN GOCCE NUMERO 114 (La vita al tempo della crisi) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca Natalità. La natalità italiana a metà degli anni Settanta scesa a livelli “modernizzati” ha continuato a diminuire fino a toccare e poi oltrepassare verso il basso la soglia dell’equilibrio tra nascite e decessi. Fecondità. Tasso di fecondità di ciascuna donna: 1,35. Nuovi nati nel 2015: 488.000, 15mila in meno rispetto all’anno precedente. Conviventi. Media europea di giovani conviventi con i genitori: 48,1 per cento. Media italiana: 62,5 per cento. Il 68% dei maschi vive con i genitori fino ai 34 anni. Le femmine sono il 56,9%. Relazioni. «Più che la formazione, i buoni voti, la specializzazione, il curriculum, ciò che apre le porte ai giovani sono le relazioni dei loro adulti di riferimento, genitori, parenti, relazioni familiari consolidate. A quanto pare, il sistema delle assunzioni personalizzate funziona non solo per le posizioni di dirigenza o comunque alte o medioalte: persino per un’assunzione pro tempore in un supermercato, è più probabile essere scelti se si è “conosciuti” da qualcuno che fa parte dello staff». Lavoro. La valorizzazione del lavoro è stata opera del cristianesimo. Affiancato alla preghiera, il lavoro smette di essere l’attività tormentosa e umiliante riservata agli schiavi; ma non è neppure la punizione divina inflitta ad Adamo per la sua trasgressione: il lavoro diviene strumento di elevazione spirituale. Monaci. Producendo fuori del mercato, per il consumo proprio e ancor di più per quello altrui, i monaci medievali furono tra i rari gruppi umani che conobbero il lavoro non alienato: il valore prodotto dal loro lavoro era reimpiegato secondo scelte autonome e condivise. Io. «Tradizionalmente il consumo di beni è stato considerato mezzo di accesso al godimento di piaceri; ma il consumismo degli ultimi decenni del XX secolo è stato un’ideologia più complessa. Non si trattò soltanto di “edonismo reaganiano” (secondo la spiritosa definizione che ne dette Renzo Arbore). L’edonismo da solo va incontro a due ostacoli: la saturazione e il senso di colpa, vago ma fastidioso, che facilmente colpisce nelle nostre società chi spreca e dissipa. L’idea geniale fu quella di rinverdire e rilanciare su grande scala l’“eresia dell’amore di sé” ovvero di trasformare i diritti dell’Io in doveri dell’Io verso sé stesso». Istituzioni. Analizzando il rapporto degli italiani con le istituzioni sono ricorrenti due caratteri: una sfiducia diffusa sulla loro efficienza e correttezza; e al tempo stesso poche rivendicazioni collettive per ottenere il miglioramento delle prestazioni, e frequente invece la ricerca di soluzioni alternative private, scelte direttamente sul mercato e pagate di tasca propria. Da chi può, ovviamente. Notizie tratte da: Amalia Signorelli, La vita al tempo della crisi, Einaudi, Torino, pagg. 110, € 12