Stefania Berbenni, Panorama 3/3/2016, 3 marzo 2016
AMERICAN PSYCHO SANGUE E MUSICAL
Chissà se farà gioco o danni a Donald Trump l’arrivo in terra statunitense di American psycho sulle scene di Broadway. L’imprenditore che sta correndo per la Casa Bianca è infatti l’idolo del protagonista del famoso romanzo di Bret Easton Ellis, trasformato ora in musical.
Quando uscì, nel 1991, il libro fu un bestseller mondiale e un caso editoriale sia perché divise la critica sia perché diede la stura a polemiche urticanti. Tipo: il mondo descritto dall’autore (la finanza newyorkese del 1987) non è così vuoto, spietato, consumista e solo apparenza come viene descritto. Secondo: non è ammessa una dose di violenza simile, neppure se si usa l’alibi della psicopatologia. Patrick Bateman, l’antieroe protagonista, è infatti di giorno un giovane laureato ad Harvard che lavora a Wall Street, con fidanzata ricca, lauto stipendio, fisico prestante, e di notte un sadico, un torturatore, uno spietato killer. Le sue ossessioni, tante, vanno dalla pornografia al riuscire a prenotare il ristorante frequentato per l’appunto da Donald Trump. Ai tempi delle polemiche si disse che tanta violenza era la risposta al vuoto di valori dello yuppismo anni 80, con tutto il carico di disprezzo per le donne, gli emarginati, i perdenti. Si scomodò anche Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij e tutta la letturatura horror con qualche quarto di presunta nobiltà.
La miscela di sesso, soldi, violenza e sdoppiamento di personalità di American psycho era andata in scena, in versione musical, nel 2013 a Londra. Adesso però arriva proprio a New York e in un momento caldo per l’America. Il debutto sarà il prossimo 24 marzo al Gerald Schoenfeld Theatre, con Benjamin Walker nella parte del protagonista. È già febbre per riuscire a vederlo: pare che la prima scena preveda l’entrata dello yuppino bello e dannato. Al buio. Con impermeabile griffato, ma insanguinato.
(Stefania Berbenni)