Stefano Caviglia, Panorama 3/3/2016, 3 marzo 2016
TRA GABRIELLI E TRONCA È GUERRA CAPITALE
Nella Roma che conta non si parla d’altro. Cioè della guerra sottile tra il prefetto (nonché commissario per il Giubileo) Franco Gabrielli e il collega Paolo Tronca, commissario straordinario di Roma Capitale dopo la caduta di Ignazio Marino. Il duello fra i due iniziò già al secondo giorno di Giubileo, quando nella Roma bloccata dagli scioperi dei trasporti, Gabrielli candidamente (si fa per dire) dichiarò di essersi mosso con il governo: «Ho avanzato l’ipotesi della nomina di un commissario con poteri forti e risorse adeguate». Tronca accusò il colpo in silenzio, ma poi chiamò Palazzo Chigi per protestare.
Sulla differenza di comportamenti pesa il carattere: vivace e mediatico, Gabrielli; introverso e istituzionale Tronca. Ma a metterli in competizione è soprattutto la classica «poltrona per due». A giugno l’attuale capo della Polizia, Alessandro Pansa, va in pensione. Favorito alla sua successione è Gabrielli, ma anche Tronca ha le sue chance. Che si sta giocando con una tattica evidente: assecondare in tutto la politica. «Questa è una scelta che spetta alla politica» ripete continuamente Tronca. L’ultima volta a metà febbraio, quando ha congelato i controlli già previsti sull’attività dell’Ama, la società comunale per la nettezza urbana. La novità, a suo modo storica, era stata deliberata dalla giunta Marino. Per bilanciare la durata biblica dell’incarico (ben 15 anni), si prevedeva «un costante monitoraggio con metodologia scientifica e report trimestrali», in seguito ai quali il Comune avrebbe potuto affidare i servizi ad altri. Tronca ha invece disposto una nuova delibera che rimette la materia al sindaco che verrà.
Analoga propensione al rinvio era già emersa sul nodo dei premi distribuiti a pioggia ai dipendenti comunali (cari soprattutto ai vigili urbani). Così, quando il 22 febbraio ha incontrato il procuratore Giuseppe Pignatone per riferire sull’Affittopoli romana, Tronca non ha consegnato una sola carta utile ai fini di un’inchiesta sui premi che di sicuro avrebbe scosso il Comune. Da lì ha cominciato a circolare un interrogativo: come mai il commissario mette tanto impegno nella cura preventiva della sua immagine?
(Stefano Caviglia)