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 2016  marzo 03 Giovedì calendario

PEDROSA È D’ACCIAIO: «GUAI FISICI RISOLTI. PRONTO PER LA SFIDA»

E se fosse l’anno di Dani Pedrosa? Per la verità, ogni stagione sembra quella giusta per Dani, 31 anni, 244 GP disputati, 51 vittorie (28 in MotoGP), 141 podi, tre titoli mondiali, uno in 125, due in 250. Numeri che confermano la grandezza di Pedrosa, al quale manca solo l’iride della MotoGP, quello più importante, l’oscar per una carriera piena di soddisfazioni, ma anche di delusioni e sofferenza, costellata da decine di infortuni. Questa volta, potrebbe essere diverso, anche se Dani non parte certo come favorito: viene sì considerato un pilota fortissimo, ma sempre un gradino al di sotto rispetto ai fenomeni Lorenzo, Rossi e Marquez (ovviamente, rispettando la graduatoria 2015). Un po’ come Leonardo Di Caprio, che dopo aver accarezzato tante volte la statuetta più importante del cinema mondiale, quest’anno, finalmente, è riuscito a portarla a casa. Lo spagnolo della Honda sorride al paragone, anche se la sua storia è completamente diversa da quella del famoso attore americano: come Di Caprio, però, Pedrosa è pronto per la grande sfida.
Dani, torniamo a un anno fa, al GP del Qatar 2015: quando a fine gara, annunciò di fermarsi per i problemi al braccio destro, in molti erano convinti che si sarebbe ritirato dalle corse. L’ha pensato anche lei?
«No, sinceramente non ho mai pensato questo, ma ero determinato a rimanere fermo finché non fosse stata trovata una soluzione: continuare in quel modo, senza nessuna possibilità di ottenere risultati, non avrebbe avuto senso».
Per questo si è fermato?
«Sì, con il team ho preso questa decisione. È vero, però, che in quel momento non sapevo se sarebbe stata trovata una soluzione al problema (sindrome compartimentale; n.d.r.), nè il tempo necessario. In tal senso si poteva ipotizzare il ritiro, ma personalmente non ci ho davvero mai pensato».
In questi casi, il recupero è più difficile dal punto di vista fisico o mentale?
«Mentale, senza dubbio! Fisicamente, prima o poi, una soluzione la trovi, ma devi avere tempo, che nello sport non c’è. E il motociclismo non è il calcio, qui sei solo contro tutti: non devi solo guidare una moto potente, pesante e difficile, ma c’è il confronto con altri piloti forti. Lo sforzo mentale è grande».
Passiamo invece a fine 2015: molti appassionati hanno elogiato il suo comportamento in pista e fuori. L’ha percepito?
«Sì, è stata una bella emozione. Mi sono sempre comportato allo stesso modo e i tifosi lo hanno capito e apprezzato: forse sono meno carismatico di altri piloti, ma mi dà soddisfazione che il mio modo di fare sia giudicato positivamente».
Con Marquez sembra avere un buonissimo rapporto.
«Lo conosco da tantissimo tempo: ci rispettiamo. Ma io ho sempre avuto una relazione cordiale con i miei compagni di squadra, anche se può sembrare che non sia particolarmente caloroso».
Al suo fianco ha avuto anche Stoner: può fare un paragone tra lui e Marc?
«Sono molto diversi: entrambi hanno un grande talento, ma l’approccio alle gare cambia totalmente».
Certo, forse sarebbe stato più semplice avere compagni di squadra meno scomodi…
«Sì, ma sarebbe mancata una sfida importante: con un pilota forte al tuo fianco, sei costretto a crescere. In passato pensavo di essere arrivato al massimo, invece c’è sempre da imparare».
Negli ultimi anni, siete sempre stati voi quattro (Lorenzo, Rossi, Marquez e Pedrosa) a giocarvi le vittorie: sarà così anche quest’anno?
«Ancora non è chiaro: credo che all’inizio ci sarà più equilibrio, possono inserirsi i piloti Ducati, ma anche altri di team satelliti. Secondo me, nei primi GP, ci sarà più spettacolo».
Quanto la penalizza il suo fisico nella guida di una MotoGP?
«Gli aspetti negativi sono superiori a quelli positivi, ma anche quando sono passato dalla 125 alla 250 dicevano che non avevo il fisico adatto, invece ho vinto due mondiali…».
A Sepang c’era Gibernau nel suo box. Qui, come in Australia c’è Cadalora al fianco di Rossi: perché?
«Con Sete ho un buonissimo rapporto, ma niente di ufficiale con lui. Avere a fianco un ex pilota credo sia importantissimo, perché può capire, meglio di chiunque altro, cosa succede in pista e comprendere le esigenze fuori dalla pista».
Può essere l’anno di Pedrosa?
«Se sistemo alcuni dettagli, si può fare molto bene».