Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 03 Giovedì calendario

BADELJ: «CARA FIORENTINA, SEI UN’OPERA D’ARTE DA CHAMPIONS»

«La Fiorentina è una squadra romantica. Figlia della città. Noi giochiamo non solo per vincere ma anche per divertire. Insomma, siamo diversi, siamo speciali. Siamo una piccola opera d’arte in mezzo a monumenti che tutto il mondo ama». Milan Badelj sorride. Pallone e bellezza. Un binomio di cui vanno orgogliosi i fratelli Della Valle e Paulo Sousa. Che questa creatura l’hanno inventata e fatta crescere. All’orizzonte c’è Roma-Fiorentina. Che vale tanto: un posto in Champions Legaue nella prossima stagione. Ma l’intervista con il centrocampista croato parte con uno sguardo al passato. Alle parole minacciose del procuratore di Milan: «A giugno Badelj se ne andrà da Firenze perché la società non si è comportata in maniera corretta». Il direttore d’orchestra della squadra viola allarga le braccia. «Ho un contratto fino al 2018 e della Fiorentina mi piace tutto. L’allenatore, i giocatori, lo staff, i tifosi. Non vedo un’altra squadra nel mio futuro. Detto questo, mi auguro che scoppi la pace tra il mio procuratore e la Fiorentina. Ma è un problema che io vivo da spettatore». Punto e a capo. Sousa non perderà tra pochi mesi una delle sue pedine più importanti.
Domani contro la Roma c’è in palio un posto in Champions.
«La Fiorentina può centrare questo traguardo che sarebbe fantastico vista la forza delle nostre rivali. Roma, Napoli e Inter hanno grande potenza economica, ma sul campo non sono lontane. Il terzo posto è un traguardo concreto, non è un sogno. Mi piace giocare all’Olimpico. L’anno scorso abbiamo vinto 2 a 0 in Coppa Italia e 3 a 0 in Europa League. Stavolta sarà più dura».
Perché?
«Perché la squadra giallorossa dopo il cambio di allenatore ha infilato una striscia di vittorie. Ora hanno il morale alle stelle».
Che idea si è fatto del caso Totti?
«Da fuori è impossibile giudicare. Smettere di giocare a calcio è difficile. Per i campioni e per i giocatori normali. Il nostro non è un lavoro, è un grande divertimento. Una passione unica. Solo Totti può decidere quando dire basta. Quest’anno Kobe Bryant, un altro numero uno al mondo, ha capito che era arrivato il momento di chiudere. Kobe mancherà al mondo del basket ma “quel giorno” arriva per tutti».
Il suo idolo da ragazzino?
«Zidane. Poi, ho sempre seguito con grande attenzione il modo di stare in campo di Modric e Xabi Alonso. Ma Zidane era Zidane».
Il centrocampista italiano che più ammira?
«Pirlo è stato un numero uno nel mondo. Mi piaceva anche De Rossi, ma due-tre anni fa. Oggi il centrocampista della Roma non è più a certi livelli. Il tempo passa per tutti. In serie A oggi i più forti sono i miei compagni di squadra Borja Valero e Vecino. E’ facile giocare insieme a loro».
Borja Valero non fa parte della nazionale spagnola.
«Incredibile. Così come è assurdo che Gonzalo Rodriguez non sia titolare nella selezione argentina».
Cosa le piace di Paulo Sousa?
«Intanto avrei voluto vederlo in azione da calciatore. Era uno tosto, vero? Si capisce anche ora che ha cambiato abito. Il Sousa allenatore mi piace moltissimo. Ha idee. E ha grande forza dentro lo spogliatoio. Noi lo seguiamo a occhi chiusi. Se ci chiedesse di andare a sbattere contro il muro lo seguiremmo senza porre domande. Tutti».
Il suo compagno di nazionale Kalinic è uno dei simboli di questa Fiorentina.
«Lo conosco fin da quando avevamo quattordici anni. Nell’Hajduk era un fenomeno. Poi ha sofferto nel calcio inglese. Si sentiva solo. Ora ha finalmente riconquistato la vetrina che merita. Kalinic è un bomber micidiale, un attaccante moderno e nella Fiorentina ha trovato la casa perfetta. Nikola ha due-tre chiare occasioni da gol in ogni partita. Non capita proprio a tutti gli attaccanti di serie A».
Nella Fiorentina ci sono due colonie dominanti: quella spagnola e quella slava.
«A volte ci sfidiamo nelle partitelle in famiglia. Noi siamo più forti. Poi, però, finito il divertimento torniamo tutti a parlare la stessa lingua. La forza di questa Fiorentina è che siamo una squadra vera. E in campo parliamo tutti italiano. Anche il mio amico Kalinic finalmente comincia a capire la vostra ligua».
Quali sono le sue passioni extra calcio?
«Giocare a ping-pong e vivere Firenze in ogni suo angolo. Ogni giorno faccio una scoperta nuova. E’ una città unica al mondo».
Un anno fa con Montella faticò a diventare protagonista.
«Ma ho finito bene il campionato. Certo, il modulo dell’attuale tecnico con due centrocampisti centrali si adatta di più alle mie caratteristiche. Rendo al massimo se ho accanto un compagno al quale appoggiarmi o con il quale dialogare».
Tra pochi mesi ci sarà l’Europeo. Che cosa può fare la sua Croazia?
«La Croazia ha tante individualità ma se vuole andare avanti deve diventare una squadra. Come lo è la Fiorentina. E attenti all’Italia. Può vincere il titolo. Gli azzurri di Conte stanno crescendo di partita in partita. L’ho toccato con mano durante il girone quando ci siamo affrontati due volte». Così parlò Milan Badelj, uno dei segreti della Fiorentina di Paulo Sousa.