Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 02 Mercoledì calendario

LA RELAZIONE TRA INTELLIGENZA E CERVELLO


Un cervello più grande (in rapporto alla massa corporea) implica un’intelligenza maggiore? Sembrerebbe così almeno nei carnivori e almeno per quanto riguarda il problem solving. A stabilirlo è uno studio apparso su «PNAS» che suffraga così una teoria tanto apparentemente ovvia quanto controversa per la mancanza di sufficienti evidenze sperimentali.
I ricercatori hanno sottoposto a un test 140 esemplari di 39 specie di carnivori: estrarre cibo da una scatola di metallo chiusa con un chiavistello in un tempo massimo di 30 minuti. Il campione comprendeva orsi polari, volpi artiche, tigri, lontre, lupi, iene e ghiottoni. E per rendere comparabili le prestazioni, i ricercatori sceglievano una scatola di dimensioni comparabili a quelle dell’animale e il suo cibo preferito. Il risultato? Il 35 per cento degli animali, 49 individui di 23 specie, è riuscito a risolvere il problema, e gli orsi polari sono stati i migliori: hanno superato il test nel 70 per cento dei casi; suricati e manguste invece non l’hanno superato mai.
In 17 delle specie studiate i ricercatori hanno anche analizzato i volumi del tronco encefalico e del telencefalo anteriore e posteriore e hanno scoperto che la capacità predittiva del modello migliora inserendo anche solo uno di questi dati. Lo studio non ha dato invece credito all’ipotesi del cervello sociale, secondo cui specie più sociali avrebbero sviluppato cervelli più grandi per affrontare meglio la complessità dei rapporti tra simili.
Giulia Alice Fornaro