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 2016  febbraio 27 Sabato calendario

VIVERE DI CORSA SENZA ARRIVARE IN FONDO


Kevin Castille si allena sulla pista d’atletica di una high-school di Lafayette, Louisiana, dall’altra parte della città rispetto al quartiere in cui è cresciuto, Truman, e poco lontano dal Vermilion River, uno dei rari fiumi che, durante la stagione delle piogge e per il gioco delle maree, inverte il proprio corso, risalendo dal mare verso l’interno. Se mai ce ne fosse bisogno, una molto pertinente metafora della sua vita. Rubynell, la madre alcolizzata, se n’è andata poco dopo averlo messo al mondo. Armand, il padre, era un camionista e un disturbato reduce del Vietnam, per il quale s’era arruolato a 17 anni. Fino alla seconda elementare, l’hanno cresciuto i nonni. Poi è tornato dal padre e dalla sua nuova moglie, che lo frustava con una cintura. Al liceo si è trasferito da Mary, una zia, presso cui viveva una squadra di undici ragazzi e lui dormiva in un letto assieme ad altri due. Allampanato e magrissimo (pesava meno di 50 kg), voleva fare salto con l’asta. Ma, dopo aver corso i 5.000 in 16’48”, James Simmons, l’head coach di atletica all’Acadiana High School, gli ha detto: «Non voglio dirti cosa devi fare, però, se fossi in te butterei l’asta nella spazzatura». Così ha continuato a correre, fino a guadagnarsi una borsa di studio alla University of Louisiana-Lafayette. Tuttavia, più che i tempi (notevoli), lo caratterizzava il fatto che per una ragione o l’altra non finiva mai le gare più importanti: Did not finish, DNF – ritirato. La scholarship alla ULL non copriva i pasti nel fine settimana e lui non voleva tornare a casa da zia Mary. Non aveva soldi e qualcuno gli disse che c’era un modo facile di procurarseli, spacciando. Ha cominciato a vendere crack. Verso la fine degli Anni 90 guadagnava 10.000 dollari a settimana. Comprava vestiti eleganti – e 7 Ford Mustang di fila. Ha avuto due figlie da due donne diverse. È stato arrestato più volte, fino a che nel 2001 l’hanno tenuto in galera per 21 giorni. All’uscita, lo aspettava zia Mary: «Non devi temere di perdere cose non tue». A 29 anni ha trovato un lavoro in una palestra di Lafayette e si è rimesso a correre: «È il dono che Dio mi ha fatto». Prima 40 km a settimana, in un anno saliti a 160. Nell’ottobre 2002, alla prima gara dopo 10 anni, ha corso gli 8 km in 25’. «Mi sentivo come Lazzaro, un resuscitato». Ha cominciato ad allenare i ragazzi della St. Thomas More High, un liceo cattolico. Ha ottenuto il tempo di qualificazione per i trials dell’Olimpiade di Atene sui 10.000. Ma il 9 luglio 2004, a Sacramento, si è riacutizzato un problema al flessore dell’anca. Fuori a metà gara, DNF. È tornato a Lafayette per allenare, si è preso cura delle sue figlie, si è finalmente laureato alla ULL e ha ripreso a correre. Dopo il 2010, ha segnato tempi mai prima avvicinati. A 40 e passa anni ha detenuto i record masters su tutte le distanze fra i 3.000 m e le 10 miglia. Il blog di LetsRun si è riempito di messaggi anonimi che adombravano doping. Ma tutti i test l’hanno trovato pulito. Per stimolare i globuli rossi in una regione umida appena sopra il livello del mare e con una temperatura oltre i 30 °C per molti mesi l’anno, dorme in una tenda che simula un’altitudine di 3.000 m. Quest’anno le ragazze della STM hanno vinto i campionati statali e i ragazzi sono arrivati secondi.
Lui, a 43 anni, ha ottenuto il tempo limite dei trials sulla maratona per Rio 2016. Ma a Los Angeles, il 13 febbraio, si è ritirato a metà gara per una fascite plantare. Una volta di più, DNF. All’aeroporto di Lafayette è stato accolto come un trionfatore.