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 2016  febbraio 29 Lunedì calendario

LIU IL REGOLATORE: UN BANCHIERE PER RIFORMARE LE BORSE CINESI

"È nato sotto il segno del Toro, bull, come potrebbero le azioni non diventare "bullish", rialziste?": è il più augurale dei commenti raccolti su Internet dall’agenzia di stampa Reuters in merito a Liu Shiyu, nuovo presidente della Csrc, China Security Regulatory Commission, la Consob cinese. Una nota scritta sul suo microblog da Li Daxiao, chief economist di Yngda Securities, società specializzata in finanza, molto ascoltata anche dagli osservatori occidentali. Detto e fatto. Lunedì 22 febbraio, il giorno successivo all’insediamento di Liu, il Csi 300, l’indice composito delle blue-chips di Shanghai, ha raggiunto il suo massimo da circa un mese. E le borse mondiali si sono mosse tutte al rialzo al seguito dell’annuncio della sua nomina. Peccato, però, che dopo pochi soli giorni l’indice di Shanghai sia di nuovo crollato, portando le perdite per l’anno in corso al 23%, secondo i calcoli di Cnn Money. Un segnale chiaro della forte volatilità che grava sui listini del Dragone. Alla vigilia del G20, il Forum dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali che ha aperto i battenti a Shanghai venerdì scorso, sul mercato finanziario cinese si sono addensati nuovi spettri: l’economia che rallenta, l’ansia per l’imminente liberalizzazione delle Ipo, initial public offering, i timori di una stretta alla liquidità.
Liu, 54 anni, un master in ingegneria e un dottorato in economia alla prestigiosa Tsinghua University di Pechino, è una pedina chiave nello scacchiere di riforme e interventi dai quali dipende il salto definitivo del Dragone nella fiducia degli investitori, in primis quelli cinesi, ma anche quelli globali. Il mercato è equamente diviso tra gli ottimisti – come Steven Sun, capo della ricerca di Hsbc per Hong Kong e Cina che punta su un mercato in ripresa- e i pessimisti – come Zhao Yayun, ricercatore senior a Chongyan Institute for Financial Studies di Pechino, convinto che non basti una persona per risolvere tutti i problemi attuali. "La preparazione e l’esperienza non mancano a Liu, ma forse il compito di riformare il sistema si rivelerà duro anche per lui", afferma deciso Romeo Orlandi, economista fondatore del think thank Osservatorio Asia. Spiega Orlandi: "Il presidente Xi Jinping vorrebbe sicuramente riformare un sistema che sul versante delle Borse si è rivelato ingessato e pericoloso. Xiao Gang non si è dimostrato capace di evitare il crollo della scorsa estate, ma le colpe non erano tutte sue".
Politica ed economia, governo e mercato, in Cina, più che in altri paesi sono legati a filo doppio. E Liu, secondo i pareri degli investitori raccolti da Business Insider, deve camminare sullo stesso filo politico sul quale ha saltellato ed è poi caduto il suo precedessore: barcamenarsi tra le direttive centrali da un lato e dall’altro con la naturale resistenza dei quadri di medio livello della Csrc che fanno muro contro ogni cambiamento. Come Xiao Gang, che ha 57 anni, anche Liu è stato per anni una delle figure chiave della nomenclatura finanziaria più potente della Cina. Era presidente dell’Agricultural Bank of China, la terza più grande banca del paese: nel 2010, quando si è quotata, è stata la più grande Ipo del mondo, con una raccolta di oltre 22 miliardi di dollari tra Shanghai e Hong Kong, un record battuto solo 4 anni più tardi da Alibaba, la piattaforma di e-commerce Agricultural Bank of China è stata l’ultima delle "big four" del credito ad approdare in Borsa, nel piano di privatizzazioni che ha dato il via alla liberalizzazione finanziaria del paese a partire dal 2000, la spinta chiave nella trasformazione in una economia di mercato, secondo il grande piano di riforme pianificato da Deng Xiaoping. Anche Xiao Gang era passato per l’Agricultural Bank of China. Anche lui ex People’s Bank of China, la Banca centrale, dove Liu ha lavorato per diciotto anni. Dal 2006 fino al 2014 Liu è stato il braccio destro del governatore Zhou Xiaochuan, considerato tra i 50 più influenti uomini della finanza nel ranking di Bloomberg Market.
Liu ha condiviso con Zhou una fase importante delle strategie monetarie della Banca centrale, alle prese soprattutto nell’ultimo anno e mezzo con il taglio dei tassi, la svalutazione dello yuan, che ha raggiunto il suo minimo da cinque anni sul dollaro. Insomma, il "quantitative easing" alla cinese. Liu, come Zhou, è originario dello Jiangsu, una delle regioni più ricche della Cina, che ha saputo attrarre i maggiori investimenti stranieri. Liu viene da una famiglia di contadini. È una delle poche notizie sulla sua vita privata emerse dopo che si è aperta la caccia dei giornalisti ai segreti di famiglia. "Intelligente, capace di mediare e coordinare interessi di diverse posizioni sia all’interno che all’esterno della People’s Bank of China" scrive l’agenzia Caixin Media, la più importante della Cina, che ne evidenzia la conoscenza delle problematiche finanziarie come dell’asset management, dei fondamentali dell’economia reale come del bisogno di asset backed security per rendere più fluido il credito alle imprese. Ma il senso degli affari non ha inaridito il suo spirito. " Liu è un lavoratore diligente che spesso ama leggere fino a tardi di notte e apprende facilmente temi di aree con le quali non è familiare", scrive Caixin. Il ritratto di un uomo di apparato, come quelli descritti nei libri di Xiu Qialong, il famoso giallista che intreccia i plot polizieschi con il racconto delle contraddizioni della Cina di oggi, di cui questi uomini di potere che sanno di economia ma coltivano la letteratura e la poesia- sono lo specchio.
Tutti sanno che al primo errore, al primo problema, la testa di Liu sarà pronta a saltare. Come è successo a Xiao Gang. Per tre anni alla guida della Consob cinese, Xiang è stato l’artefice dell’asse Shanghai-Hong Kong, lo Stock Connect Program, fulcro della riforma finanziaria del presidente Xi Jinping e del premier Li Kegiang, che a novembre del 2014 ha aperto le porte della Borsa di Shanghai agli investimenti stranieri diretti. Surriscaldato dalla novità e dalle grandi opportunità, che spesso si giocano proprio sulle differenze tra il prezzo di mercato e il valore reale delle azioni, che dovrebbe invece riflettere i fondamentali, il mercato cinese si è gonfiato a dismisura a metà dello scorso anno, portando i due mercati al secondo posto al mondo dopo Cme Group, Nyse e Nasdaq congiunte. L’asse Shanghai-Hong Kong è stato pensato per attrarre verso il Dragone capitali stranieri. Invece è successo il contrario. La salita delle azioni è stata spinta dai trader retail, spesso con base a Hong Kong, plagiati dai grandi broker a fare subito cassa. Si è formata una grande bolla, poi esplosa lo scorso agosto, che ha trascinato i mercati mondiali a picco. Il governo ha subito attivato contromisure ritenute efficaci da molti investitori. Compreso la condanna di trader accusati di operazioni illecite. Ma le critiche non hanno risparmiato Xiao Gang.
La goccia che ha fatto traboccare il suo mandato è stato il fallimento del circuito automatico di interruzione degli scambi, che ha preso il via ai primi di gennaio e che ha causato il blocco definitivo del trading nel giro di un quarto d’ora, impedendo a molti investitori di uscire per tempo o comunque di sistemare le proprie posizioni. Si è scatenato un putiferio. Ma la Cina era ormai tutta presa dall’imminente Capodanno cinese, una delle poche feste in cui tutto chiude e milioni di cinesi tornano a casa. Una grande ricorrenza che finisce con la Festa delle Lanterne, che si è conclusa da poco. A parte eventi come questi, i cinesi lavorano sempre. Sabato e domenica compresi. Neanche il governo fa festa: il primo weekend dopo i festeggiamenti nazionali hanno mandato a casa Xiao e chiamato Liu a sostituirlo.
PAOLA JADELUCA, Affari&Finanza – la Repubblica 29/2/2016