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 2016  febbraio 29 Lunedì calendario

GLI AGNELLI E LA MALEDIZIONE DELLA BIOGRAFIA UFFICIALE

Vendeline von Bredow ha iniziato a scrivere la biografia ufficiale degli Agnelli nel 2008. Gliela commissionò direttamente John Elkann detto Jaki. Ma la giornalista dell’Economist non sa ancora se il suo lavoro vedrà mai la luce. Un precedente che dovrebbe preoccupare non poco lo storico Giordano Bruno Guerri, che sta ultimando un’opera monumentale sull’ultima dinastia reale italiana (gli Agnelli per l’appunto) e il suo monarca. Dopo anni di lavoro è sul punto di consegnare un testo che ha l’ambizione di raccontare sia il peso della famiglia torinese nelle vicende italiane sia restituire il suo lato più privato.
Protagonista, inutile dirlo, l’Avvocato, che finirebbe per oscurare antenati ed eredi. E la cosa avrebbe indispettito i membri dell’ultima generazione. Il condizionale è d’obbligo, perché Guerri avrebbe lavorato al testo in gran segreto, intervistando decine di persone e visionando migliaia di documenti in archivi ufficiali e non. In pochissimi, compresi gli eredi dell’Avvocato, sono a conoscenza della cosa. Sono stati invece tantissimi i libri scritti su Giovanni Agnelli e la sua famiglia.
Il più “istituzionale” resta Il Signor Fiat di Enzo Biagi; quello più problematico Tutto in famiglia di Alan Friedman, mai amato dalla casata di Villar Perosa tanto che si imbarcò con una lunga causa contro l’allora corrispondente italiano del Financial Times. La querela per diffamazione finì poi archiviata. Mentre con La ruga sulla fronte Eugenio Scalfari ha raccontato, sotto forma di romanzo, i limiti di un uomo che doveva essere suo malgrado straordinario.
A cavallo degli Anni 90, poi, Roger Cohen, oggi editorialista dell’International New York Times, lasciò il Wall Street Journal - che non gli concesse l’anno sabbatico - per scrivere una biografia semi-ufficiale di Gianni Agnelli. Presentò le bozze ma, nonostante le insistenze di Furio Colombo, allora a capo di Fiat Usa e sponsor di Cohen e del libro, l’Avvocato non diede il suo assenso alla pubblicazione. Ancora oggi, dunque, manca una biografia ufficiale. E quella di Guerri avrebbe dovuto colmare questo vuoto.
Lo storico, oggi alla guida della Fondazione Vittoriale degli italiani che gestisce la casa di Gabriele D’Annunzio, ha scritto brillanti biografie di personaggi complessi e molto diversi tra loro (Bottai, Ciano, D’Annunzio, Maria Goretti). Soprattutto gode della piena stima dei giovani Elkann. Guerri è da sempre di casa: il loro padre (lo scrittore Alain Elkain) è uno dei suoi migliori amici; da piccoli Jaki (attuale presidente della Fiat) e Lapo hanno passato non poche estati con lui.
Al riguardo Guerri racconta sempre di quando, in spiaggia agli inizi degli Anni 80, il piccolo Lapo gli fece la pipì addosso tra le risate generali dei presenti. Non è da escludere che lo storico di origini senesi possa essere stato sollecitato proprio da Jaki a occuparsi della sua famiglia. Da anni il presidente della Fiat lavora perché venga realizzata una biografia monumentale sugli Agnelli, che renda onore alla stirpe non soltanto per l’apporto industriale.
Nel 2008 diede il mandato alla giornalista dell’Economist Vendeline von Bredow. La quale si prese anche un biennio sabbatico, venne a Torino, passò giornate intere al Centro storico della Fiat, intervistò molti conoscenti dell’Avvocato ed esperti del settore (come lo storico Giuseppe Berta). Da allora, di quel lavoro, si sono perse le tracce. Nel 2015 all’Evening Standard la giornalista ha dichiarato: «La mia biografia è ancora un work in progress. Spero di pubblicarla il prossimo anno o, al più tardi, nel 2017». Il giornale inglese ha malignato che dietro questo “slittamento” ci sia lo spazio dedicato al testo «alle molte donne che ammirava Agnelli». Nomi come Pamela Churchill, Jackie Onassis «e la sirena della nuova Italia de La Dolce Vita Anita Ekberg». Il tutto «mentre la moglie di Marella Agnelli è ancora viva».
Anche il lavoro di Guerri, molto accurato, avrebbe però fatto storcere il naso a qualcuno a Torino. Lo storico, che incurante delle ire della Chiesa ha sostenuto che la Goretti sia morta di malaria e non per difendere la sua virtù, non ha certamente il pedigree del biografo ufficiale. Quando ha toccato gli Agnelli (per esempio raccontando della relazione tra la madre dell’avvocato, Virginia, e Curzio Malaparte) non ha avuto remore di sorta. Qualcuno dice che, soprattutto nel suo lavoro, Guerri avrebbe dato tanto spazio all’Avvocato e meno all’attuale corso della famiglia, che pure ha accompagnato la Fiat (con Chrysler) a quell’internazionalizzazione fallita da Gianni Agnelli.
I giovani Elkann si sarebbero messi alla ricerca di un nuovo biografo. Ma gli Agnelli, si sa, non hanno mai amato che si parlasse di loro. Su tutti l’Avvocato, il quale era famoso per mandare in giro per redazioni e studi fotografici un giovane Luca Cordero di Montezemolo, con il compito di ritirare immagini compromettenti. Negli Anni 60 comprò i diritti cinematografici di Vestivamo alla marinara, scritto dalla sorella Susanna, per evitare che Mauro Bolognini ci facesse un film.
Era anche pronta la sceneggiatura scritta da Giorgio Bassani e Cesare Garboli. Ma quella pellicola non si poteva girare perché avrebbe anche raccontato di quando il nonno, il senatore Giovanni Agnelli, sottrasse Gianni e gli altri sei figli alla mamma, la bellissima e fragile Virginia.