Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 01 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LO SGOMBERO DI CALAIS


REPUBBLICA.IT
ROMA - A Calais i lavori di smantellamento di una parte della "giungla" la più grande baraccopoli di Francia, che ospita migliaia di migranti, sono ripresi stamani dopo essersi interrotte ieri.
Ma le demolizioni organizzate dalle autorità si scontrano spesso con il rifiuto dei migranti di abbandonare i luoghi. Una ventina di operai della ditta Sogéa, appaltatrice dei lavori, vestiti di gilet arancioni, hanno cominciato a smantellare i ripari di fortuna, lasciati vuoti in un’area adiacente a quella già demolita ieri. Sotto un freddo glaciale e tra la neve gli operai, aiutati da due bulldozer, radono al suolo le capanne, circondati da un imponente cordone di polizia.
Ieri, secondo la prefettura, 43 migranti hanno accettato di essere portati ai centri di accoglienza di Bordeaux e Montpellier. Venerdì erano in cinque, il giorno dopo la decisione del tribunale amministrativo di Lilla di autorizzare la demolizione delLe baracche dell’area sud della "giungla", dove secondo la prefettura vivono tra 800 e mille migranti, secondo le ong 3.450. I militanti del collettivo No border moltiplicano i tentativi di dissuadere i migranti ad andarsene e hanno tentato addirittura di fermarli mentre salivano sugli autobus. In un comunicato il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve ha denunciato "l’attivismo di un pugno" di militanti "estremisti e violenti" che ha reso "necessaria" la presenza della polizia.
Scontri, lancio di lacrimogeni, la tensione a Calais è stata alta. Le forze dell’ordine sono arrivate in modo massiccio, con escavatori e decine di agenti in assetto antisommossa.
La tv ’France 2’ ha riferito che quattro persone sono state arrestate per i disordini nelle strade vicine all’accampamento dei profughi, mentre diversi poliziotti sono stati lievemente feriti. Secondo l’emittente, sono stati circa 150 gli abitanti del campo che hanno protestato contro lo smantellamento e la distruzione delle baracche. Nelle riprese si vedono vari uomini lanciare oggetti contro le camionette, che vengono anche colpite con delle spranghe.
Le autorità hanno cercato di spostare i migranti in container di spedizione situati in un’altra zona della Giungla, ma molti si sono rifiutati, temendo di essere costretti a chiedere asilo in Francia e rinunciare così al sogno di stabilirsi nel Regno Unito. Il governo francese intende infatti ridurre la pressione a livello locale e trasferirli in altre regioni del Paese.
L’altro fronte caldo è quello greco-macedone, dove non ha fine la disperazione dei profughi. Ieri c’è stata forte tensione al confine: decine di migranti armati di pali hanno cercato di abbattere la rete confine tra i due Paesi per entrare in Macedonia. Trecento migranti iracheni e siriani hanno cercato di forzare il valico, per protestare contro il tetto massimo all’afflusso giornaliero dei rifugiati fissato dalle autorità macedoni.
Le scene che abbiamo visto alla frontiera tra Grecia e Macedonia "ci preoccupano molto" e "dimostrano che la sola soluzione è quella europea", ha detto il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas che ricorda la necessità di agire "in conformità alla legge internazionale". "Va da sè che tutte le misure prese alle frontiere - ha aggiunto - debbano essere conformi con le leggi internazionali ed europee".
La Macedonia si è accodata alla decisione adottata da numerosi governi balcanici - in un vertice dei capi della polizia che si è tenuto il 18 febbraio scorso e da cui è stata esclusa la Grecia - di limitare a circa 580 il numero massimo giornaliero di migranti in entrata sul proprio territorio. Le autorità di Skpoje avevano autorizzato il passaggio di circa 300 persone, per poi richiudere immediatamente la frontiera.
Domani il collegio dei commissari presenterà una nuova comunicazione da sottoporre all’attenzione degli Stati membri, contenente le proposte di misure di sostegno per gli Stati membri dell’Ue da attuare in caso di crisi umanitarie potenziali e reali che si possono venire a creare "come risultato del grande afflusso di persone in arrivo" in Europa, ha spiegato Schinas.
Nel frattempo il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, è in contatto con il primo ministro greco Alexis Tsipras. I due hanno avuto un colloquio telefonico per discutere dell’emergenza immigrazione, con Juncker che ha ribadito la disponibilità della Commissione a lavorare per assistere la Grecia nella gestione dei flussi.
Altro giro diplomatico per il presidente del consiglio europeo Donald Tusk che inizia stamani da Vienna verso i paesi dei balcani e infine giovedì e venerdì in Turchia, prima del vertice straordinario sulle migrazioni a cui parteciperà anche Ankara. Tusk incontrerà giovedì il premier turco Ahmet Davutoglu ad Ankara e il giorno dopo a Istanbul il presidente Recep Tayyip Erdogan, secondo l’agenda ufficiale resa nota oggi. Gli appuntamenti arrivano a pochi giorni dal vertice europeo convocato il 7 marzo, al quale parteciperà anche la Turchia, considerato dall’Europa un momento chiave per risolvere la crisi migratoria che divide la Ue.