Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 29 Lunedì calendario

HA ANCORA UN SENSO LA MASSONERIA?


Sto meditando quest’articolo da almeno due settimane. Siccome non reputo utili e interessanti le posizioni semplicistiche o tranchant, cercherò di svolgere il mio ragionamento laicamente e, spero, senza pregiudizi. Il tema del mio riflettere è la presenza della massoneria nella società e nella politica italiana di oggi.
Tutto nasce da una conversazione con un giovane amico comunista di grande cultura storica e filosofica che, un giorno, mi ha chiesto cosa pensassi della massoneria. Meravigliato della sua inattesa domanda, gli ho detto quel che pensavo sinceramente, ovvero che reputo la massoneria italiana qualcosa di torbido, di antidemocratico e di ambiguo, e che non riesco a concepire la filantropia allìntemo di una ritualità segreta, omertosa e non poche volte corrotta o contigua con “malaffari” di ogni tipo.
L’amico ha immediatamente contestato con veemenza questa lettura a suo dire populista, rammaricandosi che a farla fosse un intellettuale come me, solitamente lontano da pregiudizi, luoghi comuni e semplificazioni. Evidentemente, concludeva, anche io, come tutti – come tutti quelli vittime di una “stampa manipolata” – facevo il grave errore di confondere la P2 di Licio Gelli con la vera Massoneria.
Mi sono irritato.
Perciò gli ho detto che il senso comune, per quanto, a volte, dozzinale, non è sempre una distorsione della verità.
E ho aggiunto che tante volte, dietro a una carriera folgorante o dinanzi a certi poteri inossidabili, mi ero sentito dire da persone degne di fede che dietro – dietro a queste folgoranti carriere e dietro a questi inossidabili poteri – c’era la massoneria. E questa cosa, per un democratico popolare come me, è inaccettabile, perché ho sempre creduto a uno Stato che permette a tutti, alla luce del sole, di studiare, formarsi e partecipare liberamente, con la sola forza del proprio talento e della propria forza di volontà, alle selezioni politiche e professionali al di là del ceto, del censo e degli orientamenti culturali personali.
Le nostre posizioni sono rimaste distanti; però, da quel momento in poi, il tema massonico ha iniziato a darmi il tormento, tanto che ho iniziato a leggere più notizie possibili sulla presenza odierna, in Italia, della massoneria. Anzitutto ho scoperto una cosa, e cioè che su internet, senza nemmeno uno straccio di prova, tutti i principali esponenti dell’establishment finanziario, giornalistico e politico vengono dati con certezza assoluta affiliati a logge e riti ora di quella, ora di quell’altra “obbedienza”. Ma io mi domando: come fanno a saperlo, visto che, come dicono loro, le logge più potenti – quelle che contano davvero, tutte, parrebbe, all’estero – sono, appunto, segrete e impenetrabili?
Dopodiché scopro che le due principali logge italiane, il Goi (Grande Oriente d’Italia) e la Giri (Gran Loggia Regolare d’Italia), accettano domande di iscrizione addirittura via internet, e questa cosa mi fa un po’ sorridere, sinceramente, perché immediatamente immagino quanta gente comune, visto quello che si dice in giro, proverà a iscriversi con la speranza di trovare un posto di lavoro o una raccomandazione – e, ovviamente, mi torna in mente la devastante scena massonica di “Un borghese piccolo piccolo”.
Il mio amico comunista, durante l’animata discussione sulla massoneria, mi aveva detto che il valore principale delle logge è la filantropia. E io gli avevo risposto che la filantropia è una cosa buona e giusta: ma perché praticarla in segretezza ermetica e con un senso comune popolare avverso e diffidente? Non è meglio essere filantropi nel volontariato, nell’impegno sociale, politico o sindacale? A quelle obiezioni, l’amico mi aveva sorriso, dicendomi che le migliori élite quasi mai sono interamente democratiche, e che solo un ingenuo come me potevo pensarlo.
Poi, qualche giorno dopo, notavo cose strane sui giornali – cose alle quali, evidentemente, non avevo mai fatto caso in precedenza. Anzitutto mi aveva colpito una notizia sul tentativo in atto, per ragioni diciamo “interne”, di fondere il Goi e la Giri; poi, qualche giorno dopo, un articolo di Monsignor Gian Franco Ravasi proponeva clamorosamente una distensione revisionistica che potesse colmare le distanze storiche tra Chiesa e Massoneria; e, infine, mi aveva turbato una lunga intervista un po’ spavalda al Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, dove, tra le tante cose, il fondatore di Dignity Order affermava, a proposito di Monsignor Parolin, Segretario di Stato Vaticano, che egli, rispetto alla massoneria,«non ha un atteggiamento negativo e ostile. Ritiene che, nel futuro dell’umanità, intelletti pensanti appartenenti a mondi diversi possano partecipare a un progetto comune per il benessere dell’umanità».
Insomma, vedevo crescere la mia confusione – e confermata la mia storica diffidenza di democratico popolare.
E allora voglio porre alcune domande chiare e nette a chiunque abbia voglia di approcciarsi al tema o, magari, è un esperto del ramo.
Perché per fare del bene bisogna far parte di una società segreta (che poi, in linea teorica, è pure un po’ in contraddizione con l’articolo 18 della Costituzione italiana)?
Perché nel nostro Paese chiunque abbia un po’di potere viene dato automaticamente come affiliato alle varie massonerie che operano nel mondo? Solo demagogia e antipolitica? E perché la massoneria, che si lamenta dei pregiudizi e delle “distorsioni” sul suo conto, continua a permettere che essa venga usata in ogni dove come simbolo oscuro della segretezza di un potere “illuminato”? Ma, soprattutto: qual è il contributo (morale, economico, civile, politico, ecc.) che la massoneria ha dato all’Italia democratica e popolare negli ultimi quarant ’anni?
L’amico mi diceva continuamente che confondevo, come troppi, la P2 di Licio Gelli con la vera massonerìa.
Bene, sono disposto ad ammettere la mia ignoranza. Ma dov’è il bene fatto dai massoni? Dove sono tutte queste testimonianze di bene e di fratellanza? E perché nessuno se n’è accorto? Quanto costa alla democrazia italiana e quanto incide in termini di scollamento tra cittadini e istituzioni il sospetto che a governare tutto sia un “secondo livello” ineffabile? L’Italia ha davvero bisogno della massonerìa? E se sì – e lo chiedo laicamente e senza pregiudizi – perché?