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 2016  febbraio 29 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’OSCAR A MORRICONE E DI CAPRIO


REPUBBLICA.IT
Ennio Morricone trionfa nella notte degli Oscar. Dopo cinque nomination andate a vuoto e un Oscar alla carriera nel 2007 il maestro ottantasettenne ha finalmente conquistato la statuetta per la colonna sonora di un film, il western politico di Quentin Tarantino The Hateful Eight. Standing ovation per il musicista italiano che è salito sul palco accompagnato dal figlio Giovanni, ha abbracciato Quincy Jones (che lo ha chiamato "fratellino") e, profondamente commosso, ha detto: "Buonasera signori, ringrazio l’Academy per il prestigioso riconoscimento. Il mio pensiero va agli altri candidati e in particolare allo stimato John Williams. Non c’è musica importante se non c’è un grande film che la ispiri, ringrazio quindi Quentin Tarantino per avermi scelto e il produttore Harvey Weinstein e tutta la troupe del film. Dedico questa musica e questa vittoria a mia moglie Maria".

Miglior film è Spotlight, DiCaprio finalmente ce la fa - Leggi tutti i premi

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Candidato per sei colonne sonore: quella di I giorni del cielo (1978) di Terrence Malick, di Mission di Roland Joffé (1986) (la delusione più cocente secondo lo stesso musicista), Gli intoccabili di Brian De Palma l’anno seguente, Bugsy di Barry Levinson (1991) e Malèna di Giuseppe Tornatore nel 2001 e infine con The Hateful Eight di Quentin Tarantino il maestro italiano ha trionfato nella notte delle stelle.

Prontamente è arrivato il Tweet del premio Matteo Renzi che con l’hashtag #orgoglio ha scritto: "Grandissimo Maestro, finalmente!"

Il compositore italiano ha battuto rivali temibilissimi come il cinque volte premiato John Williams (50 nomination) per Star Wars: il risveglio della Forza (che lo ha accarezzato mentre gli passava accanto salendo sul palco); Thomas Newman per Il ponte delle spie (tredici nomination andate tutte a vuoto), Carter Burwell per Carol e Jóhann Jóhannsson per Sicario. Due giorni dopo la stella sulla Walk of Fame (tredicesimo italiano) l’Oscar arriva a coronamento di un anno veramente speciale per il maestro che quest’anno festeggia sessant’anni di carriera.
Morricone, 60 anni di carriera da Leone a Tarantino (passando per Tornatore)
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Con Sergio Leone









E’ la prima volta che Ennio Morricone firma l’intera colonna sonora di un film per Tarantino, il regista è riuscito a convincerlo in maggio quando è venuto in Italia per ritirare i premi Donatello vinti in passato. In passato Tarantino era stato costretto a "rubare" pezzi da altri film del passato, un inseguimento durato una decina di anni da quando nella colonna sonora di Kill Bill Vol. 1 fu inserito un brano che il maestro aveva scritto per il western di Giulio Petroni del 1966 Da uomo a uomo fino all’exploit di Bastardi senza gloria nel quale vennero inseriti ben otto brani da colonne sonore precedenti.
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Il maestro ottantasettenne, autore di centinaia di colonne sonore dai film di Sergio Leone alla lunga collaborazione con Giuseppe Tornatore, firma la musica di "The Hateful Eight" di Quentin Tarantino. Per il regista di "Pulp Fiction" è stato il coronamento di un sogno visto che in passato Tarantino aveva utilizzato la musica di Morricone ma scritta per altri film. Fresco vincitore del Golden Globe ha ottenuto la sua sesta nomination agli Oscar. Nel 2007 ha avuto l’Academy Award alla carriera.

Ennio Morricone ha scritto le musiche per più di 500 tra film e serie tv. Le sue composizioni sono state usate in più di 60 film vincitori di premi. Personalmente ha vinto tre Grammy Awards, tre Golden Globe, sei Bafta, dieci David di donatello, undici Nastri d’argento, due European film awards, un Leone d’oro alla carriera, un Polar music prize. Morricone era già stato candidato per cinque colonne sonore: quella di I giorni del cielo (1978) di Terrence Malick, di Mission di Roland Joffé (1986) (la delusione più cocente secondo lo stesso musicista), Gli intoccabili di Brian De Palma l’anno seguente, Bugsy di Barry Levinson (1991) e infine Malèna di Giuseppe Tornatore nel 2001.


WALK OF FAME
La stella di Ennio Morricone brilla sulla Walk of Fame, è la 2574. Il maestro è il tredicesimo italiano a vedere il suo nome impresso sull’Hollywood Boulevard. Prima di lui soltanto una dozzina di compatrioti: per lo più nel mondo della musica classica con qualche incursione, importante, nel mondo del cinema.

A 87 anni e alla vigilia della notte che dovrebbe consegnargli l’Oscar per la musica del film di Quentin Tarantino The Hateful Eight il compositore ha posato per i fotografi accanto alla stella d’ottone a cinque punte dopo una cerimonia che ha visto la presenza del regista americano e del produttore Harvey Weinstein.
Ennio Morricone nella Walk of Fame: la stella a Los Angeles
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"Devo cercare - ha detto davanti alla sua stella - di realizzare una colonna sonora che piaccia sia al regista che al pubblico, ma che soprattutto deve piacere anche a me, perché altrimenti non sono contento. Io devo essere contento prima del regista. Non posso tradire la mia musica".
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Il maestro ottantasettenne, autore di centinaia di colonne sonore dai film di Sergio Leone alla lunga collaborazione con Giuseppe Tornatore, firma la musica di "The Hateful Eight" di Quentin Tarantino. Per il regista di "Pulp Fiction" è stato il coronamento di un sogno visto che in passato Tarantino aveva utilizzato la musica di Morricone ma scritta per altri film. Fresco vincitore del Golden Globe ha ottenuto la sua sesta nomination agli Oscar. Nel 2007 ha avuto l’Academy Award alla carriera.

Prima di lui nella storia degli italiani a Hollywood la stella era stata assegnata alle soprano Lucia Albanese e Renata Tebaldi, ai tenori Enrico Caruso, Beniamino Gigli e Andrea Bocelli, al basso Ezio Pinza, ai direttori d’orchestra Arturo Toscanini e Annunzio Paolo Mantovani per il mondo della musica. Per quel che riguarda il mondo del cinema soltanto quattro artisti hanno avuto il riconoscimento: il regista Bernardo Bertolucci, le attrici Anna Magnani e Sophia Loren e l’attore Rodolfo Valentino. Ennio Morricone è il perfetto connubio di entrambi gli ambiti.
I dodici italiani sulla Walk of fame da Rodolfo Valentino a Anna Magnani
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Bernardo Bertolucci


Morricone sta festeggiando i suoi sessant’anni di carriera con un tour che lo ha portato ad esibirsi a Dublino, Colonia, Amsterdam, Londra dove il maestro ha ritirato il Bafta e che lo vedrà arrivare a dirigere fino in Russia per poi tornare in Europa (Helsinki e Parigi) prima della tre giorni nella sua Roma, a maggio all’Auditorium Parco della Musica. Ma nonostante il fittissimo carnet di impegni e nonostante l’intervento al femore che in un primo momento gli aveva fatto dire che non sarebbe andato all’Oscar, il compositore è volato a Los Angeles accompagnato dall’inseparabile moglie Maria e da uno dei due figli, il regista e sceneggiatore Giovanni Morricone.

E per una volta il maestro non ha fatto mistero del suo desiderio di portarsi a casa la statuetta. Pochi giorni fa ha dichiarato "Sono stato già cinque volte a Los Angeles e non ho vinto, quindi non sono affatto sicuro, ma spero di vincere". D’altronde è vero Morricone è già stato candidato per cinque colonne sonore: quella di I giorni del cielo (1978) di Terrence Malick, di Mission di Roland Joffé (1986) (la delusione più cocente secondo lo stesso musicista), Gli intoccabili di Brian De Palma l’anno seguente, Bugsy di Barry Levinson (1991) e infine Malèna di Giuseppe Tornatore nel 2001.

Tutte nomination andate a vuoto che hanno avuto una sorta di premio di consolazione nel 2007, quando il maestro è stato insignito di un Oscar onorario alla carriera ricevuto dalle mani di Clint Eastwood per l’insieme della sua opera.
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Il maestro ottantasettenne, autore di centinaia di colonne sonore dai film di Sergio Leone alla lunga collaborazione con Giuseppe Tornatore, firma la musica di "The Hateful Eight" di Quentin Tarantino. Per il regista di "Pulp Fiction" è stato il coronamento di un sogno visto che in passato Tarantino aveva utilizzato la musica di Morricone ma scritta per altri film. Fresco vincitore del Golden Globe ha ottenuto la sua sesta nomination agli Oscar. Nel 2007 ha avuto l’Academy Award alla carriera.

Anche questa volta la scaramanzia è d’obbligo perché nonostante il Golden Globe, nonostante il Bafta la certezza agli Oscar non esiste e anche lo stesso Morricone, prima di partire per Los Angeles, aveva dichiarato "l’Oscar è come un terno al lotto". Nella sua cinquina ci sono competitori seri come il cinque volte premio Oscar John Williams, candidato per Star Wars - Il risveglio della forza e per quel tema entrato nella storia del cinema.

Ciò nonostante i bookie sono tutti per la colonna sonora di Morricone; i quotisti di PaddyPower.it offrono il premio al compositore italiano a 1,18, davanti a Williams a 4,50. Lontanissimi gli altri: Thomas Newman per Il ponte delle spie è a 20 volte la scommessa, Carter Burwell per Carol segue a 26 e Jóhann Jóhannsson per Sicario chiude il tabellone a 50. La colonna sonora del western di Tarantino (Morricone però non è d’accordo con la definizione) è la prima musica scritta appositamente per il regista di Pulp Fiction perché in passato Tarantino era stato costretto a "rubare" pezzi da altri film del passato, un inseguimento durato una decina di anni da quando nella colonna sonora di Kill Bill Vol. 1 fu inserito un brano che il maestro aveva scritto per il western di Giulio Petroni del 1966 Da uomo a uomo fino all’exploit di Bastardi senza gloria nel quale vennero inseriti ben otto brani da colonne sonore precedenti. Finalmente lo scorso anno il regista americano è riuscito a convincere il maestro, o meglio la moglie Maria sua fida consigliera, e in occasione della cerimonia dei David di Donatello aveva annunciato di avergli strappato un impegno per il suo film in lavorazione. Ma The Hateful Eight potrebbe essere solo la prima puntata di una nuova collaborazione del vulcanico compositore che nonostante l’ottantottesimo compleanno in arrivo a novembre non sembra aver alcuna intenzione di andare in pensione.

PEZZO GENERALE SUGLI OSCAR
L’Italia festeggia con l’Oscar a Ennio Morricone che ha trionfato nella notte delle stelle con una standing ovation che lo ha portato sul palco del Dolby Theater per ritirare la statuetta per la colonna sonora di The Hateful Eight. Il miglior film è Il Caso Spotlight, premiato anche per la miglior sceneggiatura originale. Scritto da Tom Mc Carthy e Josh Singer, il film racconta l’inchiesta premio Pulitzer del gruppo investigativo del Boston Globe che ha denunciato la copertura sistematica da parte della gerarchia della Chiesa Cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti locali. "Abbiamo fatto il film per tutti i giornalisti che fanno inchiesta e per i sopravvissuti, il cui coraggio è di ispirazione per tutti noi". Il produttore Michael Sugar invece ha detto: "Questo premio dà voce ai sopravvissuti. Una voce che arriverà al Vaticano. Papa Francesco, è arrivato il momento di proteggere i bambini". Leggi la recensione di Roberto Nepoti

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L’attore di "Batman" e "Birdman" presenta "Il caso Spotlight" sull’inchiesta del Boston Globe che smascherò la sistematica copertura da parte delle gerarchie ecclesiastiche degli abusi da parte di preti sui ragazzini delle parrocchie. Insieme a Michael Keaton il giornalista premio Pulitzer, Walter Robinson, che guidò il gruppo investigativo.

Leonardo DiCaprio alla quinta nomination (come attore e una come produttore) ha finalmente agguantato la statuetta e, quasi imbarazzato per il grande applauso, ha ricordato il lavoro degli altri nominati, ha salutato Tom Hardy che ha definito "un fratello", ha ringraziato il regista e il direttore della fotografia e non ha perso l’occasione per parlare del tema che ha più a cuore: l’ambientalismo. "Nel 2015 siamo dovuti andare al Polo Sud per trovare la neve. Il cambiamento climatico sta minacciando la specie umana. Dobbiamo lavorare insieme e smetterla di posticipare, smetterla di sostenere leader che parlano per chi inquina ma non per gli indigeni che saranno toccati da questi cambiamenti. - ha detto - Non diamo per scontato questo pianeta come io non davo per scontata questa serata"
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Il protagonista di "Revenant - Redivivo" commenta la (sesta) candidatura agli Oscar: "E’ bellissimo ma non è il motivo per cui facciamo film. Abbiamo sopportato grandi difficoltà per fare un’opera d’arte". Il film di Alejandro Gonzalez Inarritu racconta l’epopea del cacciatore di pellicce nell’America dell’inizio dell’Ottocento, ferito da un orso e abbandonato dai compagni

L’Oscar come miglior attrice, come da previsioni, è andato a Brie Larson per la sua performance in Room. Ha battuto Cate Blanchett di Carol, Jennifer Lawrence di Joy, Charlotte Rampling di 45 anni e Saoirse Ronan di Brooklyn. "Wow, grazie all’Academy. Quello che mi piace veramente del cinema è quante persone siano coinvolte", ha detto Brie Larson ringranziando tutto il cast del film.
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Parla un’emozionatissima Brie Larson subito dopo la sua vittoria ai Golden Globe come miglior attrice protagonista per "Room", film che le è valso la nomination agli Oscar. L’attrice 26enne, considerata da molti addetti ai lavori la nuova Jennifer Lawrence, racconta come la prima volta ai Globe sia venuta solo come spettatrice, accompagnando un amico giurato. Una carriera lampo la sua, che potrebbe culminare con la vittoria della statuetta più prestigiosa del mondo. Al momento è impegnata sul set di "Kong: Skull Island", nuova versione di King Kong, in arrivo nel 2017Silvia Biziomontaggio di Elena Rosiello

Come miglior regista per il secondo anno consecutivo è stato scelto Alejandro Gonzalez Iñarritu che con la statuetta per Revenant diventa il terzo regista della storia dell’Academy a vincerne due consecutivi. Sul palco il regista messicano ha detto: "Questa è un’opportunità per la nostra generazione di liberarci di tutti i pregiudizi, il colore della nostra pelle è irrilevante come il colore dei nostri capelli".

Stesso destino per il suo grande amico Emmanuel Lubezki detto "el Chivo" che ha vinto la terza statuetta consecutiva per la miglior fotografia in Revenant di Alejandro Gonzalez Iñarritu. Lubezki infatti ha vinto nel 2014 per Gravity di Cuaron, lo scorso anno per Birdman sempre di Iñarritu. Ringraziando ha voluto condividere il riconoscimento con il regista e con Leonardo DiCaprio. Nato nel 1964 a Città del Messico, Lubezki viene da una famiglia fortemente legata al cinema: il padre Muni è attore e produttore, mentre il fratello minore Alejandro è sceneggiatore e regista.
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Il miglior film è "Spotlight". Finalmente DiCaprio. Morricone: standing ovation

Miglior attore non protagonista A sorpresa il premio Oscar è andato all’inglese Mark Rylance che nel film di Steven Spielberg Il ponte delle spie interpreta un uomo accusato di essere una spia sovietica, difeso in tribunale da Tom Hanks. Delusione per Sylvester Stallone che dopo il Golden Globe era dato come favorito grazie al suo ruolo di Rocky in Creed.

Miglior attrice non protagonista a Alicia Vikander per The Danish Girl che ha battuto concorrenti agguerrite come Kate Winslet e Jennifer Jason Leigh. L’attrice è stata premiata per il ruolo della moglie del pittore paesaggista di inizio Novecento Einer (interpretato dal premio Oscar Eddie Redmayne), che dopo aver compreso di avere dentro di sé un’anima femminile, decise di sottoporsi ad un pionieristico intervento di riassegnazione sessuale diventando Lili Elbe, il primo trans della storia. La ventisettenne attrice svedese, definita la "nuova Ingrid Bergman", nel ritirare il premio ha ringraziato il cast del film e il compagno di set Eddie Redmayne.
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Parla l’attrice svedese candidata all’Oscar per il suo ruolo in "The Danish Girl", storia di Lili Elbe il primo trans della storia. Alicia Vikander interpreta la pittrice Gerta Gottlieb, moglie di Einer (interpretato dal premio Oscar Eddie Redmayne) che gli rimase accanto durante l’intervento di riassegnazione sessuale. Il film di Tom Hooper sarà nelle sale il 18 febbraio.

Sam Smith, premiato con l’Oscar per la migliore canzone insieme a Jimmy Napes per il brano Writing’s on the Wall tema dell’ultimo film di James Bond Spectre dal palco ha dichiarato: ’’Ho letto un articolo di Ian Mc Kellen che diceva che nessun uomo apertamente gay avrebbe mai vino un Oscar, questa sera sono qui come musicista gay orgoglioso". Il musicista poi ha dedicato il premio alla comunità lgbt.

Miglior sceneggiatura non originale La grande scommessa invece ha vinto l’Oscar per il miglior adattamento dal romanzo di Michael Lewis: sul palco sono saliti gli sceneggiatori Charles Randolph e Adam McKay. McKay ringraziando ha dato un’indicazione di voto: "Non andate a votare per quei candidati le cui finanze dipendono dal petrolio". Il film racconta la storia della crisi economica dal punto di vista di personaggi fuori dagli schemi, "eroi" dai caratteri difficili, sconosciuti ai più ma fondamentali per capire che cosa è successo veramente.
Oscar 2016, tutti i premiati sul palco degli Academy Awards
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L’Oscar per il miglior film dell’anno va a "Spotlight": sul palco del Dolby Theatre salgono il regista Tom McCarthy e tutto il cast









Migliori costumi La costumista inglese Jenny Beaven, già premiata con il Bafta per questo film e con un Oscar nel 1987 per Camera con vista, ha vinto l’Oscar per il suo lavoro per Mad Max - Fury Road, il quarto capitolo della saga di Mad Max a firma di George Miller. Ritirandolo la costumista ha messo in guardia dalla possibilità che nel futuro il mondo possa apparire come nel film di Miller "il flm potrebbe diventare profetico se non siamo più genitili gli uni con gli altri e non smettiamo di inquinare la nostra atmosfera". Gli sceneggiatori Colin Gibson e Lisa Thompson sono stati premiati per la miglior scenografia di Mad Max - Fury Road. Il premio è stato consegnato da Tina Fey e Steve Carrell a Colin Gibson. E anche il trucco e parrucco è andato agli artisti di Mad Max: Lesley Vanderwalt, Elka Wardega e Damian Martin. Miglior montaggio Margaret Sixel è la montatrice che ha ricevuto l’Oscar per Mad Max - Fury Road. Ringraziando ha ricordato il coraggio del regista George Miller, di cui è anche la moglie, e il lavoro di tutta la troupe che " è sopravvissuta per sei mesi nel deserto della Namibia". Miglior montaggio sonoro al duo Mark Mangini e David White per Mad Max - Fury Road e il film di George Miller si è aggiudicato anche il miglior missaggio sonoro premiando Chris Jenkins, Gregg Rudloff e Ben Osmo. In tutto il film di Miller ha conquistato sei statuette anche se tutte tecniche.

Miglior film straniero Il film ungherese Il figlio di Saul, già premiato a Cannes, ha vinto l’Oscar come miglior film in lingua non inglese. E’ la storia di un uomo che fa parte dei Sonderkommando di Auschwitz, i gruppi di ebrei costretti dai nazisti ad assisterli nello sterminio degli altri prigionieri. "Anche nei momenti più bui ci può essere una voce dentro di noi che ci permette di rimanere umani" ha detto il regista László Nemes accettando il premio.

Effetti speciali L’Oscar se lo sono aggiudicati Andrew Whitehurst, Paul Nurris, Mark Ardington e Sara Bennet per il film di Alex Garland Ex Machina, "il nostro è un gioco di squadra" hanno detto.
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Parla il regista premio Oscar per "Up" a Roma per presentare "Inside Out", ultimo gioiello Pixar in sala il 16 settembre dopo aver incassato nel mondo 750 milioni di dollari. E’ la storia di una undicenne che deve cambiare città, casa e amici e delle cinque emozioni (dalla gioia alla tristezza passando per paura, rabbia e disgusto) che albergano nella sua testa.L’intervista di Chiara UgoliniMontaggio di Leonardo Sorregotti

Cartoon. Trionfo per Inside Out dei registi Pete Docter e Jonas Rivera che hanno voluto ricordare le centinaia di persone alla Pixar che lavorano dietro al film. Docter ha dedicato il premio a "tutti i ragazzi delle elementari e delle medie" mettendoli in guardia "ci saranno giorni di paura e difficoltà ma voi potete vincerla disegnando, creando, facendo film". Il riconoscimento per il corto d’animazione è andato al piccolo film dei due registi cileni Gabriel Osorio e Pato Escala Bear story che hanno ricordato che il loro è il primo Oscar vinto dal loro paese. Miglior cortometraggio Per il miglior corto è stato premiato Stutterer di Benjamin Cleary e Serena Armitage.

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Il video, girato nel marzo del 2006, è un estratto del docufilm ’’Amy’’, diretto da Asaf Kapadia. Nelle immagini la cantante londinese, scomparsa il 23 luglio 2011 - registra in studio insieme al produttore Mark Ronson il brano che l’ha resa famosa in tutto il mondo

Documentari. La regista pachistana Sharmeen Obaid-Chinoy (già premio Oscar) ha vinto l’Oscar per il miglior corto documentario con A girl in the river: The price of forgiveness (Una ragazza nel fiume: il prezzo del perdono), di Saba Qaiser, una ragazza sopravvissuta al tentativo giustizia capitale perpretrato nei suoi confronti dal padre e dallo zio in quello che in Pakistan è conosciuto come "delitto d’onore". La regista ritirando il premio ha detto: "Questa settimana il primo ministro pachistano ha detto che cambierà la legge che riguarda i femminicidi. Questo è il potere del cinema". Per il documentario lungo invece l’Oscar è andato a Amy di Asif Kapadia e James Gay-Rees. Ritirando l’Oscar i registihanno spiegato: "Volevamo parlare della Amy Winehouse divertente, spiritosa e intelligente che aveva bisogno di qualcuno che si occupasse di lei. Questo premio è per i fan di Amy, lei aveva bisogno di loro".