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 2016  febbraio 28 Domenica calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 79 (A

noi! Quel che resta del fascismo nell’epoca di Berlusconi, Grillo e Renzi)

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UN COLPO PER DONNA RACHELE –
Rosa. Il nome della madre di Berlusconi: Rosa, lo stesso della madre di Mussolini e di Andreotti.
Concorsi. Mussolini, appena diplomato, partecipò a numerosi concorsi pubblici per diventare insegnante. Racconta a un amico: «Eravamo trentadue cani per ossi quattro, molti mastini eran già bianchi per antico pelo, altri andavano onusti per titoli, decorazioni, medaglie. Ed io – ultimo forse fra senno cotanto – dalla giovane età, dalle singolari parvenze fui scartato».
Pistola. Per convincere i genitori ad approvare la sua relazione con Rachele Guidi (che poi sposerà nel 1915), Mussolini si presentò da loro sfoderando una pistola: «Qui ci sono sei colpi. Uno per lei e gli altri cinque per me». Lei era già incinta di Edda.
Gentile. La riforma Gentile del 1923, a detta dello stesso Mussolini «la più fascista delle riforme».
Braccioforte. Nel 1924 Mussolini ordinò alle radio di presentare le canzoni e gli autori stranieri in forma tradotta: Louis Armstrong divenne Luigi Braccioforte, Benny Goodman Beniamino Buonomo, Duke Ellington si trasformò in Del Duca, William Shakespeare venne traslato in Guglielmo Scuotilancia, eccetera.
Toscanini. All’indomani della promulgazione delle leggi razziali, Arturo Toscanini commentò: «Roba da Medioevo», un’espressione che mandò il Duce su tutte le furie.
Maestro. Toscanini, richiamato in Italia nel 1946 per dirigere il concerto di riapertura de La Scala, pretese che fossero immediatamente riassunti i musicisti scaligeri ebrei licenziati nel 1938 e contribuì alla ricostruzione del teatro con una donazione di un milioni di lire. La sera del concerto, il pubblico commosso gli regalò un applauso di 37 minuti e i professori d’orchestra una targa con questa dicitura: «Al Maestro che non fu mai assente».
Oro. Trovato in casa di Roberto Farinacci, vicino a Mussolini sin dai tempi del Popolo d’Italia: 80 chili. Frutto – con ogni probabilità – delle tangenti ottenute dagli ebrei italiani dopo l’approvazione delle leggi razziali.
Sussidio. Italiani che nel 1933 percepivano un sussidio privato (segreto) approvato in prima persona da Mussolini: 2 milioni.
Grillo. Il nome-totem di Matteo Renzi agli scout: Grillo esuberante.
Pd. Quella volta che, avendo rifiutato la candidatura di Grillo alle primarie del Pd, Piero Fassino disse: «Se Grillo vuole fare politica, fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende. Perché non lo fa?».
Sereno. L’hashtag #staisereno, lanciato sui social dopo che Matteo Renzi, in un’intervista, aveva usato quest’espressione per tranquillizzare Letta che lui non l’avrebbe mai tradito. Due settimane dopo la direzione nazionale del Pd approva un documento in cui si chiede la sostituzione di Letta e l’apertura delle consultazioni.
Hashtag. Hashtag coniati da Matteo Renzi: #acasa (per comunicare al Paese di aver autorizzato un volo di Stato verso il Congo destinato a prelevare i bambini adottati e rimasti bloccati per mesi in Africa); #italiariparte, #cambiaverso e #lasvoltabuona (per gli 80 euro in busta paga e il Jobs Act); #millegiorni e #passodopopasso (per provvedimenti sulla pubblica amministrazione e sulla giustizia); eccetera.
Antifascismo. Farinacci, che nel settembre del 1925 stabilì che «in Italia nessuno potrà mai essere antifascista perché l’antifascista non può essere italiano».

Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 28/2/2016