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 2016  febbraio 27 Sabato calendario

RANOCCHIA: «LA SAMP COSI’ È UNA FOLLIA» – 

Sfida totale. Sampdoria-Frosinone è importante per molti, fondamentale per uno. Andrea Ranocchia si gusta l’attesa, sorride sereno, ma parla con decisione. Perché quella che si aspetta è una partita speciale, da trasformare in trampolino per un futuro diverso, per la Sampdoria ma anche e soprattutto per lui. «Per noi questa è una finale di Champions. Non sarà facile affrontarla dal punto di vista psicologico. Una sfida così si gioca con la testa più che con il fisico. Dovremo essere bravi ad avere il giusto piglio. Questa partita sarà importante per sapere come saranno i prossimi mesi, ma non deve stressarci più di tanto. Sarà una battaglia perché noi dobbiamo assolutamente fare punti».
E’ questo il problema: la Samp da qualche tempo ha ritrovato il gioco, ma i punti no.
«E’ una follia che questa squadra sia lì in classifica, ha grandissima qualità e il mix giusto tra esperienza e gioventù. Forse le aspettative di inizio stagione hanno fatto brutti scherzi. Tutti si aspettavano di giocare per altri traguardi, poi è difficile cambiare obiettivi e allenatore. Io ho già vissuto situazioni simili. E questa è l’unica spiegazione che posso darmi, perché vedendo la squadra, anche in allenamento, questa situazione è inspiegabile».
C’è anche chi pensa che Montella dovrebbe cambiare gioco, pensare più a salvarsi che a divertire. Lei come la vede?
«Questo è il gioco in cui Montella crede. So che qualcuno in giro dice che dovremmo giocare tutti dietro, arroccati e via con le palle lunghe, ma non siamo la squadra che può fare quel gioco. Montella ha le sue idee e sta trasmettendole alla squadra. Con l’Inter a vederla dal risultato sembra un disastro, ma a San Siro nei primi venti minuti l’Inter era in palla totale. Poi hanno trovato gol su angolo, ma noi abbiamo sfiorato la rete più volte prima di cedere. Il tiro di Quagliarella è andato fuori davvero di tanto così».
A proposito di Inter, lei sembra essersi portato a Genova una maledizione, ogni gol sembra colpa sua.
«Dispiace sbagliare. Un errore non è mai voluto e io lavoro per farne meno. Da quando gioco ho sempre affrontato le avversità guardandole in faccia. Questo è un momento in cui appena sbaglio subiamo gol e qui ogni errore costa di più, perché sono l’ultimo difensore prima di Viviano. Non vorrei, però, che si andasse avanti come accadeva all’Inter, che cioè si ragioni per luoghi comuni. Anche quando faccio una partita buona c’è il giudizio negativo e questo mi dà un po’ di fastidio. Se sbaglio è giusto che arrivino giudizi negativi, ma se faccio bene non si può dire che Ranocchia, a prescindere, ha giocato male. Starà a me comunque sbagliare meno e fare sempre meglio. Io sono contento delle mie prestazioni. Qui mi sto sentendo vivo rispetto agli ultimi anni all’Inter, dove ero un po’ sovrastato dalla negatività dell’ambiente».
Lei in carriera ha vissuto momenti peggiori. Nel suo primo anno, all’Arezzo, vide esonerare prima Conte, poi Sarri.
«Le ultime dodici partite di quel campionato furono tutte come quella che ci aspetta con il Frosinone, ma ci salvammo. Si vedeva già però che Conte e Sarri erano bravissimi, ma ci sono momenti in cui un allenatore deve far frontea a difficoltà inaspettate. Il modo in cui stiamo preparando la sfida, in campo e nelle riunioni tra noi, darà la misura della forza di questa squadra. A me dà fiducia per il seguito del campionato. Avremo anche i tifosi a spingerci, ci sono pochi stadi in Italia che riescono a trasmetterti la carica che ti dà il pubblico blucerchiato».
Come si superano momenti difficili come questo?
«Non bisogna mai mollare, con lo spirito, con il lavoro fisico, con la fatica sul campo. Bisogna sempre essere pronti, perché non si sa mai cosa succede nella vita, figuratevi nel calcio dove tutto è più esasperato. Bisogna sempre sapersi mettere in discussione. Vale per tutti, forse non per Messi e Ronaldo, ma per tutti gli altri calciatori si. Io l’ho fatto venendo qui. Avevo appena firmato per l’Inter, potevo restare là e lottare per altri obiettivi. Ma volevo giocare e allora sono venuto alla Samp».
Invece qualcuno teme che lei si senta solo di passaggio?
«Se ho preso decisione di venire qui è perché ho tanto da dare, da dimostrare e da riprendermi. Al fatto di essere in prestito secco neanche ci penso. Mi sono buttato al cento per cento in questa grande sfida. Non vengo per passare il tempo, non sono quel tipo di persona li. Io al trasferimento ci ho pensato per tre settimane, ho fatto una tabella con pro e contro, i pro alla fine erano di più, se non rimanevo in nerazzurro. Mi sono battuto per andare via, loro volevano che rimanessi. Ma era il momento per me, di cambiare».
Certo, lì aveva poco spazio.
«Non è questo. Quando ho parlato con Mancini, lui mi ha chiesto di rimanere, mi ha detto che per l’ambiente ero una persona positiva. Gli ho risposto: mister non resto neanche se mi da l’opportunità di giocare venti partite da qui alla fine. Non era più il momento di rimanere, mi servivano altri stimoli, altre sfide».
Anche per ritrovare la Nazionale. Conte la conosce benissimo.
«All’azzurro ci penso, non puoi farne a meno, un giocatore deve avere degli obiettivi. Ma non è l’obiettivo primario. In questo momento ho bisogno di ritrovare sensazioni che avevo un po’ perso. Per questo ho deciso di venire qui. L’ho fatto egoisticamente, per me, non per gli Europei, per nessuno. Solo per me. E’ questa la più grande motivazione che posso avere».