Gian Antonio Stella, Sette 26/2/2016, 26 febbraio 2016
L’IRRESISTIBILE “LEGGE DEL COGNATO”
L’assessore regionale allo Sviluppo economico della Liguria nonché vicesegretario federale della Lega Nord, il rampante Edoardo Rixi, avrebbe proprio divertito il vecchio Giovanni Guareschi. Che gli avrebbe subito appiccicato, con un ghigno, le strofe che corredavano una sua antica vignetta del Candido dove Alcide De Gasperi era a braccetto con un paio di tipi che avevano tra i denti dei cosciotti di pollo: «Il cognato Romani Pietro, commissario perpetuo Enit; il cognato Romani Carlo, monopolio cotone egiziano...». Le strofette erano queste: «Su fratelli, su cognati / su venite in fitta schiera: / sulla libera bandiera / splende il Sol dell’avvenir».
Il braccio destro di Salvini, in realtà, non è stato il primo (e presumibilmente non sarà l’ultimo) a prender come collaboratore il cognato. In questo caso Andrea Carratù, cui ha fatto un contratto di collaborazione Co.co.co, con mansioni di segretario per un compenso mensile, lordo, di 750 euro. Anche la spassosa spiegazione («Lavora con me da molto prima che conoscessi mia moglie. Anzi, me l’ha presentata lui. Cosa ci posso fare se poi è diventato mio cognato?») non è del tutto nuova. Né può aspettarsi, ovvio, una tirata d’orecchie dal segretario leghista. Proprio Matteo Salvini, infatti, qualche anno fa, si prestò insieme con Francesco Speroni ad assumere come portaborse a Bruxelles il figlio Riccardo, e il fratello Franco, di Umberto Bossi. Familismo umbertale.
Insomma, niente di nuovo sotto il cielo. Tanto più che dentro la Lega, a dispetto degli antichi proclami del Senatùr («Dobbiamo essere in primo luogo inflessibili medici di noi stessi se vogliamo cambiare la società»), si era già visto di tutto. Fino a un’inedita versione dello scambio di coppie quando per aggirare la legge che vietava l’assunzione di parenti, al grido di «Roma ladrona!», il sottosegretario agli Interni Maurizio Balocchi e il questore della Camera Edouard Ballaman decisero di assumere ciascuno la moglie dell’altro.
Indignatissimi quelli del Movimento 5 Stelle ligure. Secondo loro, quella dell’assessore e vicesegretario leghista Rixi è una «condotta altamente inopportuna, trattandosi di un parente stretto». Giusto. Anche se i grillini, ahinoi!, non mostrarono altrettanta indignazione quando il loro deputato trentino Riccardo Fraccaro annunciò sul web chi aveva scelto come collaboratore: «È una persona di cui mi fido ciecamente, anche perché è il compagno di mia sorella».
Alimenti pagati dagli italiani. Così va la vita, sorrideva Ennio Flaiano: «Questo popolo di santi, poeti, navigatori, nipoti, cognati...». A partire da Marcello Petacci, fratello di Claretta e dunque chiacchieratissimo «cognato» di Benito Mussolini, fino a Mariella Bocciardo, la prima moglie di Paolo e dunque cognata di Silvio Berlusconi, promossa deputata (si dimisero cavallerescamente optando per altri collegi tutti quelli più votati di lei, dal Cavaliere a Tremonti a Bondi) col risultato che gli alimenti alla gentile signora divorziata venivano pagati dagli italiani.
Su tutti, però, svettano tre «cognatissimi». Il primo fu Paolo Pillitteri, imposto da Bettino Craxi come sindaco di Milano e ferocemente descritto da Sergio Saviane come «un vitellone che girava per casa Craxi in ciabatte e canottiera». Il secondo Gabriele Cimadoro, che aveva sposato una sorella della moglie di Antonio Di Pietro e fu da questi paracadutato a Montecitorio: per un po’ venne corteggiato e riverito con il titolo di Suo Cognato (con le maiuscole). Il terzo Giancarlo Tulliani, il fratello di Elisabetta, che con la celeberrima casa a Montecarlo causò la caduta e la fine politica di Gianfranco Fini. Avanti, tutti in coro: «Su fratelli, su cognati / su venite in fitta schiera...».