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 2016  febbraio 24 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - TRUMP VINCE ANCHE IN NEVADA


DAGOSPIA
Nessuno ride piu’ stamattina in televisione. Nessuno ci aveva capito qualcosa.
Ora si dice “it’s over”. Dopo la schiacciante vittoria di stanotte in Nevada ( è solo il quarto stato in cui si vota ) gli stessi ( tutti ) che dicevano Trump si sgonfierà e Rubio crescerà ora dicono “è gia’ finita”. Se nel prossimo Super Tuesday del 1 marzo Trump spazzerà di nuovo via tutti sara’ assegnato un quarto dei delegati per la Convention di luglio.
La campagna di Trump è ormai definita “THE AIRPORT CAMPAIGN” e sta facendo fuori tutto quello che fino a ieri si e’ detto delle primarie. Che sono elezioni che si vincono sul terreno, nei diners, con le strette di mano, con il “data mining” dei potenziali elettori, con la politica al dettaglio.
Invece no. Trump fa politica all’ingrosso. Atterra con il suo aereo. Fa un paio di comizi al giorno di una quarantina di minuti. Raccoglie grandi folle come una rock star e non deve poi lavarsi le mani. La televisione fa tutto il resto, rimbalzando l’ultima aggressione verbale, l’ultimo attacco personale, l’ultima grande ideona, pensata qualche secondo prima.
Presto per dire che è finita ? Non so, anch’io non avrei mai detto che Trump avrebbe vinto cosi’ agevolmente come ha fatto finora. Fioccano le analisi di chi capisce tutto dopo.
La realta’ è che Trump in Nevada ha vinto anche tra gli ispanici immigrati e gli evangelici. Due blocchi di voti che ha traumatizzato con le sue affermazioni.
Rubio, Cruz e gli altri hanno paura di lui. Il suo parlare fuori dagli schemi della politica ( non c’entra piu’ nemmeno il corretto o lo scorretto ) ha creato un clima da bar sport in cui nessuno si ritrova. A parte la televisione che gongola per gli ascolti e gli ha fatto finora la campagna gratis.
Se qualcuno ti dice che sudi troppo o ti puzza l’alito è difficile replicare parlando di politica internazionale.
Il Nevada è uno stato di quasi tre milioni di abitanti. I repubblicani registrati sono circa 400.000. Ieri sera si sono presentati a votare in 72.000, che e’ un record. Nel 2012 erano stati 32.000.
Tra i repubblicani si registrano affluenze eccezionali. Non è la stessa cosa tra i democratici. Nel 2008 con Obama i numeri erano stati nettamente superiori. Sono comunque numeri da primarie. Non bisogna dimenticarlo perche’ le elezioni generali sono un’altra faccenda.
L’establishment repubblicano è disperato. Sperano che i quattro rimasti contro Trump diventino uno solo ( Rubio ) ma non si vedono segnali in questa direzione. Almeno fino al Super Tuesday.
L’America di Trump c’era anche prima. Si era vista con il Tea Party. Ora riemerge con forza e la candidatura di Hillary fa crescere l’onda populista perche’ profuma troppo di Washington e di potere.
Mentre scrivo questo post si è materializzata Melania Trump, intervistata da Mika Brzezinski, la brava giornalista di MSNBC, figlia di Zbigniew, che ha lavorato nelle amministrazioni Johnson e Carter.
Il colloquio si svolge nella casa dorata dei Trump. Melania è bella e vabbe’. Sa varie lingue tra cui l’italiano, imparato quando faceva la modella. Risponde rapida nel suo inglese con forte accento ( arriva dalla Slovenia ) come tanti in America.
Una smart first lady. Molto diversa da Bill Clinton.